BRUXELLES/ROMA (Reuters) - La Commissione europea apre la porta all'Italia su nuovi margini in bilancio per sostenere le spese di breve termine legate al terremoto che ha ucciso almeno 290 persone tra le province di Rieti e Ascoli Piceno.
Una portavoce dell'esecutivo Ue ricorda stamani che, "in base alle regole comunitarie, ci sono modi per escludere [dai saldi] i costi di breve termine per le emergenze a seguito di catastrofi naturali". E ricorda come queste spese possano essere eliminate dal saldo strutturale, calcolato al netto del ciclo e delle una tantum.
"Lo abbiamo già fatto nel passato in caso di terremoti come di altre calamità naturali", aggiunge la portavoce senza esprimere valutazioni su piani di più lungo respiro.
Il governo ha stanziato 50 milioni per gli interventi immediati attingendo al Fondo per le emergenze nazionali da 234 milioni, mentre sta studiando il piano di investimenti 'Casa Italia' per l'adeguamento anti sismico degli edifici. "È un progetto di lungo respiro, che richiederà anni", scrive il presidente del consiglio, Matteo Renzi, nella enews odierna.
Contestualmente, è stato attivato il Fondo di solidarietà europeo per le gravi catastrofi naturali. Attraverso il fondo, finanziato al di fuori del bilancio dell'Unione, è possibile mobilitare fino a 500 milioni di euro annui (a prezzi del 2011)per integrare le spese pubbliche sostenute dagli Stati membri.
Il sostegno alle popolazioni colpite da catastrofi naturali rientra tra le spese che i Trattati europei ammettono per giustificare deviazioni dagli obiettivi di bilancio, cioè nuova flessibilità.
I margini sembrano tuttavia esigui.
Il nuovo quadro di finanza pubblica vedrà la luce a settembre e il governo dovrà prendere atto del peggiorato quadro macroeconomico, su cui influisce anche l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, sancita con il referendum del 23 giugno.
Entro il 20 ottobre sarà presentata in Parlamento la legge di Bilancio.
Il Documento di economia e finanza (Def), diffuso a metà aprile, indica per quest'anno un deficit al 2,3% del Pil assumendo un tasso di crescita pari all'1,2%. Il rapporto debito/Pil dovrebbe tornare a scendere per la prima volta dopo otto anni. Nel 2017 l'indebitamento dovrebbe scendere all'1,8% del Pil con un Pil a +1,4%.
Il problema è che tra aprile e giugno il prodotto interno lordo italiano ha registrato un rallentamento superiore alle aspettative, rendendo concreta la possibilità di restare sotto l'1% anche quest'anno, mentre ad agosto la fiducia dei consumatori è scesa sui minimi da luglio 2015.
"Il rischio di una nuova recessione dopo l'andamento deludente nel secondo trimestre è ora elevato", commenta Raj Badiani, senior economist di IHS Global Insight.
Nel Def il ministero dell'Economia stima che il deficit schizzerebbe al 2,9% del reddito nazionale sia quest'anno sia il prossimo con un Pil in crescita rispettivamente di 0,7 e 0,9 punti percentuali.
A luglio, prima che il sisma devastasse Marche e Lazio, Bankitalia e Fondo monetario internazionale avevano previsto un tasso di crescita inferiore all'1% quest'anno e attorno all'1% nel 2017.
(Giuseppe Fonte, Gabriela Baczynska)