di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - La fotografia del palco della manifestazione leghista di ieri a Bologna mostra tre leader in cerca di futuro.
Silvio Berlusconi è a caccia di un nuovo ruolo dopo vent'anni di leadership ininterrotta e per la prima volta si trova su un palco senza avere il ruolo del protagonista. Giorgia Meloni è fortemente impegnata a cercare di farsi incoronare come la candidata del centrodestra per le prossime comunali a Roma. Matteo Salvini cerca una leadership sull'intera coalizione che non è per nulla scontata e che rischia di spostare il centrodestra da posizioni moderate a un estremismo non estremo ma sufficiente per spaventare il ceto medio.
Ma c'è un altro punto che fa ingiallire quella foto. Si tratta di una immagine che rappresenta una coalizione di leader e che, affiancata a quelle simili del passato, porta subito il pensiero alla litigiosità di un rassemblement fra alleati che spingono, ciascuno, in direzioni diverse.
L'istantanea arriva nel momento in cui gli schieramenti antagonisti, rappresentati dal Pd di Matteo Renzi e dal Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, se un difetto hanno è quello del pugno forte esercitato dai rispettivi leader.
Ancor prima di guardare alla lista degli assenti di quel palco (i vari Angelino Alfano e Raffaele Fitto o anche i nuovi entranti, da Corrado Passera ad Alfio Marchini) già l'elenco dei presenti è troppo lungo per esprimere una immagine (e una linea) sintetica e facilmente comunicabile del centrodestra italiano.