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ANALISI - Prestiti a soldati russi aumentano pressione su banche europee

Pubblicato 13.02.2023, 10:37
© Reuters. Un poliziotto davanti a una filiale di Raiffeisen Bank a Mosca. REUTERS/Maxim Shemetov
CRDI
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BERLINO/LONDRA (Reuters) - Il sistema messo in piedi da Mosca, che prevede la sospensione dei pagamenti sui prestiti per i soldati che combattono in Ucraina e l'annullamento dell'intero debito da parte delle banche in caso di morte o ferimento grave, è uno dei fattori che alimenta la pressione sulle banche estere rimaste ad abbandonare il paese.

A quasi un anno dall'inizio della "operazione militare speciale" di Mosca in Ucraina, solo un pugno di banche europee, come l'austriaca Raiffeisen Bank International e l'italiana UniCredit (BIT:CRDI), stanno ancora portando avanti attività in Russia.

Il piano sui prestiti non ha suscitato solo le critiche della banca centrale ucraina, che ha detto di aver chiesto a Raiffeisen e ad altre banche di smettere di operare in Russia, ma anche quelle degli investitori, che temono un eventuale impatto sulla reputazione.

Raiffesen e UniCredit sono entrambe profondamente radicate nel sistema finanziario russo, e sono le uniche banche straniere nella lista della banca centrale dei 13 "istituti di credito di importanza sistemica"; il che sottolinea la loro importanza per l'economia russa, alle prese con le sanzioni occidentali.

Proprio il loro ruolo chiave nel sostenere l'economia russa, in un momento di forte criticità per il presidente Vladimir Putin, ha spinto alcuni investitori ad esprimere i propri dubbi in pubblico.

"Le aziende dovrebbero stare molto attente", ha detto Kiran Aziz, del fondo pensione norvegese Klp, parlando del rischio che le banche possano essere utilizzate per "finanziare in altri modi la guerra". I fondi Klp detengono azioni sia di Raiffeisen che di UniCredit.

Quando la legge sulla sospensione dei pagamenti è stata approvata dal Parlamento a settembre, Vyacheslav Volodin, l'influente speaker della Duma, ne ha chiarito l'importanza per la Russia.

"I soldati e gli ufficiali garantiscono la sicurezza del nostro Paese e dobbiamo essere certi che ci si prenderà cura di loro", ha detto.

Eric Christian Pederson di Nordea Asset Management, che ha in gestione oltre 300 miliardi di euro, ha detto di essere preoccupato per la presenza in Russia di Raiffeisen e UniCredit e di aver sollevato la questione con le due banche.

Il requisito di garantire sospensioni di pagamento ai soldati "evidenzia i pericoli di operare in giurisdizioni in cui le aziende possono (...) essere costrette ad azioni che vanno direttamente contro i loro valori aziendali", ha aggiunto Pederson.

"Riteniamo che sia giusto che le aziende si ritirino dalla Russia, visto il suo attacco immotivato all'Ucraina".

Dati Refinitiv mostrano che Nordea possiede azioni di UniCredit.

Tra il 21 settembre e la fine dell'anno scorso, le banche hanno ristrutturato un totale di 167.600 prestiti per il personale militare o i loro familiari, per un valore di oltre 800 milioni di euro, secondo i dati della banca centrale russa.

Raiffeisen ha detto che solo lo 0,2% dei suoi prestiti in Russia è interessato dalla "moratoria sui prestiti imposta dal governo", una cifra che ha definito "trascurabile". La banca ha un totale di quasi 9 miliardi di euro di prestiti- sia a privati che a società- in Russia, dove è presente da oltre 25 anni.

L'anno scorso ha realizzato un utile netto di circa 3,8 miliardi di euro, grazie soprattutto agli oltre 2 miliardi di euro di utili derivanti dalle attività in Russia.

UniCredit, che è entrata nel mercato russo quasi 20 anni fa quando ha acquisito Hvb e Bank Austria, ha detto che la regola è "obbligatoria ai sensi della legge federale (...) per tutte le banche", senza dare ulteriori informazioni sui propri prestiti ristrutturati.

La banca di piazza Gae Aulenti ha specificato tuttavia che la sua attività in Russia si concentra sulle aziende piuttosto che sui privati. Il mercato russo ha rappresentato oltre 1 miliardo degli oltre 20 miliardi di ricavi totali di UniCredit lo scorso anno. 

Tuttavia, malgrado il forte calo iniziale, il titolo UniCredit scambia a cifre significativamente più alte rispetto a prima dell'inizio della guerra, mentre Raiffeisen, che ha un flottante più limitato, non si è ancora ripresa.

"Qualsiasi profitto sulla guerra in corso non è accettabile e non è in linea con la nostra visione di investimenti responsabili", ha detto un portavoce di Swedbank Robur, uno dei principali investitori scandinavi, aggiungendo che i rischi connessi alla reputazione della banche sono una preoccupazione.

La Swedbank Robur ha detto di avere partecipazioni in entrambe le banche, senza rendere note le quote.

I maggiori investitori istituzionali, tra cui la francese Amundi e il fondo sovrano norvegese, che sostiene l'investimento responsabile, non hanno commentato.

FINESTRA CHE SI CHIUDE?

Alcune banche straniere sono uscite dalla Russia relativamente in fretta.

La francese Societe Generale ha interrotto i legami con la Russia a maggio, vendendo Rosbank al Gruppo Interros, dell'uomo d'affari Vladimir Potanin.

Ma la permanenza di due delle più grandi banche europee sta attirando l'attenzione dei regolatori della Banca Centrale Europea (Bce), ha detto una persona che ha familiarità con la questione.

Andrea Enria, capo della vigilanza della Bce, ha detto che la finestra per uscire si sta "chiudendo leggermente" perché le autorità russe stanno adottando un approccio più "ostile". Ma ha anche espresso il suo sostegno a tutte le banche che vorranno ridurre le loro attività in Russia o lasciare il paese.

Raiffeisen e UniCredit hanno confermato di stare parlando con la Bce in merito alla Russia.

UniCredit ha detto di aver tenuto la Bce "pienamente e regolarmente aggiornata sulla strategia di de-risking ordinato della nostra esposizione alla Russia".

Raiffeisen, dal canto suo, ha visto più che triplicare gli utili delle sue attività in Russia lo scorso anno.

Nel frattempo, i risparmiatori russi hanno depositato più di 20 miliardi di euro presso la banca, che offre un luogo dove depositare i fondi con meno rischi di sanzioni.

Ciò significa che non c'è un grande impulso per le banche a lasciare la Russia, malgrado le pressioni normative.

In Austria, che ha stretti legami storici ed economici con l'Europa orientale e la Russia, i politici si sono in gran parte astenuti dal commentare la continua presenza di Raiffeisen in Russia, che negli ultimi mesi ha provocato proteste davanti alla sua sede.

Johann Strobl, amministratore delegato di Raiffeisen, ha detto che sta esaminando le opzioni per l'attività russa, anche se sottolinea che qualsiasi mossa è complicata, avendo detto in precedenza che la banca non è "un chiosco di salsicce" che può chiudere da un giorno all'altro.

Per alcuni la questione è più morale che economica.

Heinrich Schaller, capo del terzo maggiore azionista di Rbi, Raiffeisenlandesbank Oberoesterreich, e vicepresidente di Raiffeisen, è tra coloro che hanno espresso dubbi sulla permanenza.

"Naturalmente è una questione morale", ha detto di recente. "Non c'è dubbio".

© Reuters. Un poliziotto davanti a una filiale di Raiffeisen Bank a Mosca. REUTERS/Maxim Shemetov

Ma, qualsiasi sia l'opinione degli azionisti, è probabile che un decreto presidenziale di Putin renda comunque più complessa l'uscita dalla Russia.

Il decreto infatti vieta agli investitori dei paesi considerati ostili di vendere azioni di banche, a meno che il presidente russo non conceda un'esenzione.

(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Claudia Cristoferi)

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