ROMA (Reuters) - Le questioni di legittimità sollevate dalla Regione Lombardia riguardo al decreto legge di riforma delle banche popolari sono inammissibili e non fondate.
E' quanto ha sentenziato la Consulta in seguito al ricorso della Lombardia secondo cui lo Stato nel legiferare in questa materia aveva leso competenze spettanti alle regioni.
"La scelta del legislatore statale di assumere la soglia dell'attivo di 8 miliardi di euro come indice della dimensione della banca popolare è coerente con lo scopo della novella di riservare il modello cooperativo solo alle aziende di credito di piccola o media dimensione, sul presupposto che esso non sia adeguato alle caratteristiche di banche popolari di grandi dimensioni, anche quotate in mercate regolamentati", si legge nella sentenza n. 287 depositata ieri.
Il legislatore, secondo la Corte "si è mantenuto nei limiti delle proprie attribuzioni" senza ledere le competenze della regione in materia di aziende di credito a carattere regionale.
Motivato, secondo i giudici, anche il ricorso da parte dello Stato allo strumento del decreto legge.
Secondo un analista, la decisione della Corte sottolinea l'urgenza della riforma e toglie incertezza riguardo ad ulteriori ricorsi pendenti dinanzi al Consiglio di Stato.
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