MILANO (Reuters) - La procura di Milano, al termine della requisitoria del processo su presunte tangenti a un dirigente della brasiliana Petrobras, ha chiesto la condanna della società San Faustin, holding del gruppo Techint, e dei suoi amministratori, i fratelli Gianfelice e Paolo Rocca, e Roberto Bonatti.
La pm Donata Costa in particolare ha chiesto al tribunale di condannare i tre amministratori a quattro anni e sei mesi di reclusione per corruzione internazionale e la società a una pena pecuniaria di 1,239 milioni di euro e alla confisca di 6,592 milioni.
Il processo riguarda circa 6,6 milioni di euro di presunte tangenti che, secondo l'accusa, un dirigente di Techint avrebbe pagato a un direttore della società pubblica brasiliana Petrobras dal 2009 al 2014 per una serie di contratti di fornitura di tubi per un valore totale di 1,4 miliardi di euro.
La procura ha sostenuto che da conti gestiti dagli indagati attraverso San Faustin Lugano "e alimentati attraverso utili prodotti da San Faustin e/o società controllate" fra il 2009 e il novembre 2014 siano arrivati in diverse tranche un totale di 6,592 milioni al direttore servizi dell'epoca di Petrobras, il brasiliano Renato Duque, per l'assegnazione a trattativa privata, non bandendo cioè gare pubbliche internazionali, di 22 contratti di forniture di tubi tra il 2009 e il 2012 a Confab.
La società San Faustin in una nota si dice "sorpresa" dalle richieste del pm "riguardo a episodi di presunta corruzione, negli anni 2009-2013, che riguarderebbe la società brasiliana Confab e alcuni funzionari di Petrobras".
"Ribadiamo che nel corso del dibattimento, come da tutti i documenti dell'indagine preliminare, non è mai stato provato alcun coinvolgimento né di San Faustin, né dei suoi consiglieri, né di alcuna società italiana nella presunta azione corruttiva in Brasile".
"Abbiamo quindi fiducia - conclude la società - che il giudizio del Tribunale riconoscerà l'assoluta correttezza dei comportamenti della società e l'estraneità ai fatti contestati dei membri del board".
Il processo è stato quindi rinviato al prossimo 19 aprile, con la parola alle arringhe dei difensori. Non è chiaro al momento se la sentenza potrà arrivare al termine di quella stessa udienza o se sarà necessario fissare una nuova data.
(In redazione a Milano Emilio Parodi, editing Gianluca Semeraro, Sabina Suzzi)