MILANO (Reuters Breakingviews) - L'Unione europea corre il rischio di trasformare una crisi sanitaria in un disastro economico duraturo. Ieri i leader della Ue non sono stati in grado di accordarsi su una risposta fiscale congiunta all'epidemia di Covid-19 che sta devastando il continente. Nonostante l'intervento muscolare della Banca centrale europea, l'inerzia dei governi europei renderà più difficile, per l'Italia e per altri paesi indebitati della zona euro, aumentare la spesa pubblica per sostenere le economie nazionali colpite dall’emergenza.
La crisi del coronavirus ha fatto riemergere vecchie divisioni interne alla zona euro. I leader di nove stati membri tra cui Italia, Francia e Spagna hanno chiesto la creazione di uno strumento di debito congiunto per far fronte a una crisi che, secondo gli economisti di Goldman Sachs, potrebbe causare una contrazione del 9% dell'economia della zona euro quest'anno. Questi paesi rappresentano da soli quasi il 60% del prodotto interno lordo del blocco della moneta unica. Ma i leader di Germania e Paesi Bassi sono contrari a questa idea e preferirebbero che i paesi in difficoltà richiedessero singolarmente linee di credito di emergenza offerte, a certe condizioni, dai fondi di salvataggio già esistenti.
I paesi che si oppongono all'idea di uno strumento di debito congiunto europeo fanno presente come la Bce abbia già incrementato il suo programma di acquisto di obbligazioni a 1.100 miliardi di euro, cifra che potrebbe ancora aumentare. Questo dovrebbe rendere più semplice per i diversi paesi sostenere debiti più elevati.
Ma questa tesi inizia già a scricchiolare. Oggi la Grecia ha annullato un'emissione in programma nei prossimi mesi a causa del coronavirus. Il differenziale di rendimento fra il decennale italiano e il suo equivalente tedesco, che si era ridotto a seguito dell'intervento della Bce, è tornato a salire dopo l'inconcludente vertice Ue.
I Paesi europei hanno bisogno di fiducia per aumentare la spesa a favore del sistema sanitario e finanziare il sostegno a lavoratori e aziende. Secondo l'ex numero uno della Bce, Mario Draghi, non si dovrebbero porre limiti ad un veloce aumento della spesa pubblica. Tuttavia il rischio è che l'Italia, con un debito pubblico del 135% del Pil, si senta frenata. Finora Roma ha approvato solo 25 miliardi di euro di maggiori spese per far fronte alla peggiore crisi dalla seconda guerra mondiale: rappresentano l'1,4% del Pil annuo italiano. La Germania, al contrario, potrebbe emettere debito fino al 10% del suo Pil.
Se la zona euro non mostrerà una maggiore solidarietà, alcuni stati membri rischiano di non essere in grado di evitare una vera e propria depressione economica. I costi economici e politici di un simile fallimento sarebbero enormi.
(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Maria Pia Quaglia, michela.piersimoni@thomsonreuters.com)