di Lisa Jucca
MILANO (Reuters) - L'Italia gioca contemporaneamente come attaccante e arbitro nella partita per Borsa Italiana - e annaspa in entrambi i ruoli.
Il governo del presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha espresso chiaramente di preferire Euronext, l'operatore di borsa francese da 8 miliardi di dollari, attraverso l'affiancamento di Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). E può usare poteri di veto per impedire offerte considerate meno allettanti, frustrando gli altri contendenti. Il rischio è di veder salire il costo del capitale per le attività italiane.
Sotto l'influenza del Movimento 5 Stelle, l'intervento dello Stato ha raggiunto nuovi eccessi. Dalle telecomunicazioni alle autostrade, Roma non ha avuto remore a usare Cdp, controllata dal Tesoro, come uno strumento di potere per gestire una moltitudine di asset. L'attenzione del governo ora è sulla borsa di Milano, che vale forse 4 miliardi di euro, in vista della vendita da parte del London Stock Exchange Group (LON:LSE) per completare l'acquisizione da 27 miliardi di dollari di Refinitiv.
L'obiettivo principale del governo sembra essere rafforzare la supervisione della piattaforma di scambio di bond governativi Mts, l'asset più attraente di Borsa Italiana. Alcuni timori sono giustificati. Nel 2011, la clearing house LCH.Clearnet ha aumentato i margini di garanzia sui bond governativi italiani, proprio nel momento in cui i loro rendimenti si stavano impennando, potenzialmente ostacolando i flussi di capitale. Assicurare una supervisione italiana più stretta potrebbe sventare un evento simile.
Tuttavia, gli strumenti adottati per raggiungere questo obiettivo sembrano controversi. In una chiara frecciata al contendente di Zurigo Six, il ministro delle Finanze Roberto Gualtieri ha minacciato di usare la cosiddetta "golden power" per ostacolare i candidati che non sono nella zona euro, prima di aver ricevuto tutte le offerte. E ha indebolito una potenziale offerta del pretendente da 34 miliardi di dollari Deutsche Boerse (DE:DB1Gn), incoraggiando Cdp a collaborare con Euronext, che offre alla Cassa una quota dell'8% e concessioni sulla governance. In una situazione normale la vendita di Borsa dovrebbe essere un'asta, dove vince la migliore offerta. La dimensione politica ostacola Lse nell'ottimizzare i propri rendimenti. Scegliere un contendente non apprezzato da Roma potrebbe innescare dispute legali e rallentare l'accordo con Refinitiv. Roma poteva realizzare i suoi obiettivi fissando da subito termini chiari, da far rispettare ai contendenti. In extremis, potrebbe opporsi alle offerte entrando nel merito, una volta rese pubbliche. Intromettendosi nel processo così apertamente e aggressivamente, aumenta semplicemente il costo di fare affari con l'Italia.
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(Tradotto da Redazione Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, enrico.sciacovelli@thomsonreuters.com,+4858775278)