ROMA (Reuters) - Confindustria stima una flessione del Pil a -6% nel 2020 dovuta all'impatto delle misure restrittive introdotte per contrastare l'epidemia di coronavirus.
L'economia italiana dovrebbe tornare a riprendersi nel 2021, anno nel quale il Centro studi dell'associazione datoriale stima un rimbalzo di 3,5 punti percentuali.
Le stime sono radicalmente divergenti rispetto al quadro diffuso il 7 ottobre, che indicava una crescita di +0,4% quest'anno.
Le ultime previsioni ufficiali del governo risalgono a settembre e indicano un +0,6% nel 2020 e +1% nel 2021.
Salvo rinvii concordati a livello europeo, l'Italia aggiornerà obiettivi di crescita e di finanza pubblica al più tardi entro il 30 aprile.
"Lo shock negativo da Covid-19 colpisce l'Italia in una fase congiunturale già debole", avverte Confindustria nel nuovo rapporto sull'economia italiana dopo il blocco del 22 marzo.
Il deteriorarsi del contesto economico interno e internazionale induce il Csc a prevedere una "forte caduta" del Pil italiano nel primo semestre di quest'anno, nell'ipotesi che la crisi sanitaria si prolunghi fino a maggio.
"Il ritorno alla normalità però sarà lento, per cui la ripartenza è attesa procedere in maniera limitata rispetto alla caduta (nel secondo semestre si stima una variazione cumulata del Pil di circa +6,5 punti percentuali)".
Le previsioni tengono conto dell'effetto espansivo atteso dal primo pacchetto di misure introdotto dal governo questo mese, pari a 25 miliardi di euro.
L'indebitamento netto è visto balzare al 5% del Pil quest'anno e ridursi al 3,2% nel 2021, assumendo la disattivazione senza misure compensative degli aumenti automatici di Iva e accise previsti da gennaio.
Il rapporto debito/Pil dovrebbe salire al 147,2% del Pil nel 2020 e al 144,7% nel 2021, secondo Csc.