di Giancarlo Navach e Stephen Jewkes
MILANO (Reuters) - Dopo una parentesi lunga sette anni, Stefano Cao torna in casa Eni come amministratore delegato della controllata Saipem con l'obiettivo di imprimere una svolta alla società di ingegneristica e costruzioni e aprire la strada al deconsolidamento da parte di Eni, che attualmente controlla il 43% del capitale, anche in un'ottica di public company, secondo quanto riferiscono alcune fonti a Reuters.
A luglio dello scorso anno l'Ad di Eni, Claudio Descalzi, annunciò che Saipem sarebbe stata ceduta, deconsolidando anche il debito di 4,4 miliardi di euro. Poi il crollo delle quotazione del greggio, lo stop al progetto South Stream e la contrazione da parte delle major degli investimenti nel settore dell'ingegneristica e costruzioni, hanno fatto precipitare le azioni della società, imponendo l'alt alla vendita.
Ora Descalzi ha deciso di sostituire l'attuale Ad Umberto Vergine - voluto dal precedente numero uno di Eni Paolo Scaroni a fine 2012 in sostituzione del management a seguito di un'inchiesta su presunte tangenti che sarebbero state pagate da Saipem in Algeria - per spianare la strada alla vendita della società. Anche se i tempi non saranno brevi: anche Eni d'altra parte non ha inserito la cessione di Saipem nel piano di dismissioni da 8 miliardi annunciato da Eni lo scorso marzo per far fronte al mutato scenario petrolifero.
Cao, che sarà nominato con l'assemblea del prossimo 30 aprile insieme al nuovo board, ha lavorato per 25 anni in Saipem, lasciando l'incarico nel 2000 di presidente esecutivo per diventare direttore generale della divisione Exploration and Production di Eni dove è rimasto fino al 2008.
Il passaggio dei poteri fra Vergine e Cao dovrebbe avvenire subito dopo l'assemblea, nel pomeriggio, con l'insediamento del nuovo consiglio presieduto da Paolo Andrea Colombo.
"Cao è un persona di cui Descalzi si fida e che conosce bene il business del petrolio", dice un banchiere che conosce entrambi.
"L'idea è quella di fare ritornare le quotazioni di Saipem intorno a 14-15 euro così Eni potrà scendere al di sotto del 25%, deconsolidare il debito e trovare un partner che metta del capitale", aggiunge il banchiere.
Negli ultimi due anni la capitalizzazione di Borsa di Saipem si è ridotta di oltre 10 miliardi, a seguito di due allarmi profitti legati anche a contratti a bassa marginalità, dell'inchiesta in Algeria e delle prospettive non positive sul settore. Le azioni hanno perso oltre il 60% e oggi il titolo veleggia poco sopra 11,6 euro con un recupero nel 2015 di circa il 25%.
Secondo una fonte vicina al nuovo board, "Cao rilancerà l'azienda, attraverso una razionalizzazione e riorganizzazione del portafoglio, nuovi accordi commerciali e una eventuale fase di m&a grazie ai prezzi bassi del petrolio. Poi in un secondo momento, si può pensare ad avviare il processo di uscita dal gruppo Eni con progressivo avvicinamento al modello della public company".
"In definitiva trasformare Saipem in un soggetto neutro, indipendente e terzo che possa operare sul mercato", conclude la fonte.
Ci sono poi novità sull'azionariato con il fondo Usa Dodge & Cox salito a circa il 12% del capitale, di fatto primo socio dell'azienda se si esclude l'Eni. Finora non c'è un commento ufficiale su questo acquisto e c'è attesa se i rappresentanti del fondo diranno qualcosa in assemblea la prossima settimana.
"Certo se la strada è quella della public company, diventa più difficile realizzarla se c'è un fondo con una quota del 12% che si avvicinerebbe a quella del nocciolo duro che resterebbe in capo a Eni nel caso di una discesa fra il 20 e il 30% del capitale", osserva la fonte.
Secondo un banchiere, Cdp è stata coinvolta in colloqui lo scorso anno per rilevare una parte della quota di Eni in Saipem.
"Se il prezzo del titolo dovesse recuperare, Cdp è una delle opzioni sul tavolo e potrebbe entrare attraverso un aumento di cpaitale riservato".
Nessun commento da Eni e Cdp.
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