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Fincantieri, trimestrale non ferma crollo dopo l’inchiesta su subappalti

Pubblicato 08.11.2019, 09:42
Aggiornato 08.11.2019, 09:45
© Reuters.
FCT
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Investing.com – Fincantieri (MI:FCT) continua ad affondare e cede oltre il 5%, bissando il forte calo mercoledì scorso arrivato dopo la notizia dell’indagine della procura di Venezia su alcuni dipendenti della società.

La magistratura sta indagando anche su 12 dirigenti della società, al 70% pubblica, coinvolti in un sistema di tangenti a tre livelli con cui le imprese in appalto pagavano i manager per poter lavorare in Fincantieri (MI:FCT) come fornitori, nelle commesse e per appalti sottocosto, a cui i manager concedevano più ore di lavoro alle imprese che pagavano le tangenti sotto forma di soldi o regali.

Tra gli indagati ci sono Carlo De Marco, ex direttore generale di Marghera e attualmente responsabile della divisione mercantile di Fincantieri (MI:FCT), Paolo Reatti, coordinatore degli acquisti, Vito Cardella, parte di Fincantieri Infrastrutture, società che sta costruendo il nuovo ponte di Genova.

A questi si aggiungono diversi dipendenti accusati di corruzione, fatture false e sfruttamento del lavoro.

“Denunciavamo queste pratiche da tempo, soprattutto a Monfalcone dove alcuni lavoratori del Bangladesh hanno avuto il coraggio di rivolgersi alla magistratura”, spiega Roberto D’Andrea, coordinatore nazionale Fincantieri (MI:FCT) per la Fiom. “Se tu basi il tuo successo sull’esternalizzazione iper spinta è chiaro che generi questo tipo di problemi. Se dai in appalto anche attività di core business di cantieristica e attività di scafo come la verniciatura e impianti è normale che ci siano aziende che facciano di tutto pur di poter entrare nel sistema”, aggiunge D’Andrea.

Intanto, Fincantieri (MI:FCT) ha comunicato i risultati relativi ai primi nove mesi dell’anno, indicando ricavi in crescita del 9,7% pari a 4,254 miliardi di euro, mentre lo stesso periodo dell’anno procedente si fermavano a 3,878 miliardi.

Sale anche l’Ebitda, arrivando a 287 milioni di euro, mentre lo stesso periodo del 2018 si era fermato a 281 milioni.

A fine settembre l’indebitamento netto era salito a 904 milioni di euro, dai 494 milioni di inizio anno, coerente con i volumi di produzione sviluppati dal gruppo e con il calendario delle consegne delle unità cruise. Sempre a fine settembre il portafoglio ordini ammontava a 32,3 miliardi di euro (circa 5,9 anni di lavoro se rapportato ai ricavi del 2018), con uno sviluppo delle commesse in portafoglio previsto fino al 2027.

"In questi mesi abbiamo dimostrato di essere un esempio raro nel panorama industriale”, ha commentato Giuseppe Bono, Amministratore Delegato di Fincantieri (MI:FCT), “la visibilità pluriennale, infatti, ci garantisce una crescita concreta dei ricavi, saliti in questi nove mesi del 10% rispetto al 2018. Purtroppo, i risultati del Gruppo sono influenzati dal contributo negativo di VARD che sconta il permanere degli effetti della crisi profonda del mercato di riferimento dell'Oil&Gas ed i costi sostenuti per l'ingresso nella costruzione di navi da crociera. La riorganizzazione di Vard è una priorità per tutto il Gruppo e abbiamo dedicato a questa iniziativa molte delle migliori risorse italiane".

"La complessità del nostro prodotto e dei relativi processi”, ha aggiunto Bono, “ci spinge verso l'innovazione continua al fine di poter migliorare le performance fin qui raggiunte. Ne è prova la consegna nel solo mese di ottobre di ben tre navi da crociera da tre cantieri del Gruppo per tre clienti diversi. I successi del nostro Gruppo e il positivo impatto economico-sociale delle nostre attività concorrono al prestigio delle esportazioni del Paese e, in definitiva, all'affermazione del Made in Italy nel mondo. Possiamo inoltre dire che stiamo partecipando da protagonisti al consolidamento della cantieristica europea".

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