MILANO (Reuters) - Con l'offerta su Gedi (MI:GEDI) avanzata venerdì sera Carlo De Benedetti intende risanare l'azienda dopo la "gestione del tutto inefficace" dei figli, che "non sanno fare gli editori".
Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera in edicola oggi, spiegando che punta a un'operazione in due tempi, in cui "dopo il rilancio intendo regalare le azioni a una Fondazione", e che il prezzo proposto di 0,25 euro valuta correttamente lo stato attuale del gruppo editoriale.
Il titolo ha chiuso la seduta di ieri in rialzo di quasi 16% a 0,29 euro dopo il 'no' all'offerta dell'ingegnere sul 29,9% del capitale in mano a Cir, ritenuta irricevibile dalla holding dei figli Edoardo, Marco e Rodolfo che controlla il 43,6% della società editrice de la Repubblica e de La Stampa.
Alla domanda se intende rilanciare il prezzo offerto, De Benedetti sottolinea che Gedi "gestita dai miei figli vale 25 centesimi per azione. La pago al prezzo cui hanno ridotto l'azienda. Perché dovrei pagarla di più?".
Rincara la dose: "Lo so anche io che il prezzo è basso, segno che hanno fatto un bel disastro".
Secondo l'84enne uomo d'affari, i figli sanno fare bene altri mestieri ma non quello dell'editore, perché non ne possiedono "la passione e non hanno neanche la competenza"
Alla Fondazione, di cui Benedetti avrà la presidenza per due o tre anni, parteciperanno rappresentanti dei giornalisti, dirigenti del gruppo, personalità della cultura. "L'obiettivo è assicurare un futuro di indipendenza a un pezzo di storia italiana".
Gedi alle 9,15 quota 0,2875 euro, in calo di quasi due punti percentuali, dopo aver chiuso ieri a 0,293.