Di Alessandro Albano
Investing.com - La Fed farà una pausa nell'aumento dei tassi questa settimana a causa delle stress del sistema bancario, dato che i mercati non sembrano del tutto convinti che gli sforzi fatti per sostenere le banche medio piccole siano sufficienti. A scriverlo sono gli analisti di Goldman Sachs (NYSE:GS) nel report March FOMC Preview: Pause (Mericle).
Lo stress bancario rimane per ora la preoccupazione più importante, che potrebbe portare ad una pausa nella lotta all'inflazione. Ma questo, per gli esperti di GS, "non dovrebbe essere un problema" in quanto riportare l'inflazione al 2% è "un obiettivo di medio termine", che il FOMC prevede di risolvere "solo gradualmente nei prossimi due anni".
Secondo Goldman il problema dell'inflazione appare oggi "meno urgente rispetto all'estate scorsa", visto che le aspettative di inflazione a breve termine sono "diminuite drasticamente" e quelle a lungo termine "sono rimaste ancorate".
Inoltre, il legame tra un singolo rialzo dei tassi di 25 pb e l'inflazione futura "è molto tenue", con la Fed che può tornare in pista rapidamente se necessario, e lo stress bancario potrebbe avere "effetti disinflazionistici".
In merito al dot plot, Goldman Sachs si aspetta che la proiezione mediana per il 2023 aumenti "di 25 pb fino a un picco del 5,375% e che rimanga su un percorso leggermente più lungo con 75 pb (rispetto ai 100 pb di dicembre) di tagli nel 2024 al 4,625%".
"Le proiezioni economiche mostreranno probabilmente una crescita del PIL leggermente superiore nel 2023, un tasso di disoccupazione più basso nel 2023 e piccole revisioni al rialzo dei numeri dell'inflazione", aggiungono da GS.
La banca lascia invece invariate le previsioni della Fed oltre il meeting di marzo e continua a prevedere "tre ulteriori rialzi dei tassi di 25 pb a maggio, giugno e luglio, che porterebbero il tasso dei fondi a un picco del 5,25-5,5%".
Infine, la banca d'affari si concentra sugli effetti economici affermando che di aver alzato le probabilità di recessione a 12 mesi al 35% che implica "un tasso dei fed funds più basso, anche se non così basso come ritiene il mercato".