Di Mauro Speranza
Investing.com – Ultima seduta settimanale caratterizzata dalle forti vendite nei mercati europei dopo il calo delle borse asiatiche. Perdono oltre il 3% i principali indici quali il Ftse Mib, il Cac 40, l’Ibex 35 e il Dax mentre i future di Wall Street non lasciano presagire una situazione migliore a Wall Street in attesa dei dati sull’occupazione negli Stati Uniti che verranno rilasciati nel primo pomeriggio.
A Milano passa in rosso anche l’unico titolo che aveva aperto in verde, Poste Italiane (MI:PST), dopo la diffusione dei dati relativi al 2019 e l’ottimismo mostrato per il 2020 nonostante l’impatto sui conti che potrebbe arrivare dal coronavirus.
Titolo peggiore tra le blue chips resta Prysmian SpA (MI:PRY), con cali superiori al 10%, nonostante abbia visto un esercizio 2019 caratterizzato da un utile netto quasi quintuplicato e una crescita del 16% del dividendo proposto.
Segue Atlantia (MI:ATL), trascinato in basso anche dalla decisione di Autostrade per l’Italia dopo il rinvio dell’approvazione del bilancio deciso dalla società col fine di valutare i riflessi sulla redazione del progetto di bilancio 2019 della conversione in legge del Decreto Milleproroghe.
Male anche Azimut (MI:AZMT) che oggi bissa il crollo di ieri (-5%), anche questa reduce da un 2019 caratterizzata dal balzo dell’utile netto (+203%) e un dividendo proposto di 1,5 euro.
Rosso fisso anche per gli altri titoli, tra cui si segnalano tra i peggiori Ubi Banca (MI:UBI), STM (PA:STM), Ferragamo (MI:SFER) e Saipme, in calo del 5%, mentre cedono il 4% Pirelli (MI:PIRC), Campari (MI:CPRI), Hera (MI:HRA), Buzzi (MI:BZU), A2A (MI:A2), Banco Bpm (MI:BAMI), Eni (MI:ENI), Tenaris (MI:TENR), Mediobanca (MI:MDBI), Leonardo e Unipol (MI:UNPI).
Investitori verso i beni rifugio
Con l’aggravarsi della situazione per il coronavirus negli Stati Uniti, "il focus è tutto concentrato sulla diffusione del coronavirus fuori dalla Cina e non vedremo un assestamento dei mercati finché non sarà raggiunto il picco dell'epidemia", prevede Susan Buckley, strategist di QIC Ltd. che ha in portafoglio oltre 50 miliardi di dollari, parlando a Bloomberg. Poi l'ammissione: "durerà più di quello che la maggior parte di noi si aspettava".
Tra i principali effetti di questa fuga dall’azionario c’è il nuovo rally dell’oro, salito sopra quota 1.680 dollari l’oncia, puntando quota 1.700. Inoltre, crollano i rendimenti dei titoli di stato USA a 10 e a 30, con i primi che proseguono sotto l’1% e i secondi che scendono sotto 1,5%.
In crescita anche le valute rifugio come lo yen giapponese (+1% vs il dollaro) e il franco svizzero (+0,80% vs dollaro), mentre il dollaro resta debole nei confronti dell’euro.
Prosegue, infine, il calo del prezzo del greggio che scende a 43 dollari, seguito dal Brent a 47,70 dollari al barile, attesa delle conclusioni del meeting dell'Opec in corso a Vienna.