BUENOS AIRES (Reuters) - Il candidato dell'opposizione di matrice conservatrice Mauricio Macrì ha sorpreso tutti nelle elezioni presidenziali in Argentina, che si sono tenute ieri, costringendo al ballottaggio Daniel Scioli, sostenuto dal presidente uscente di sinistra Cristina Fernandez.
Scioli era dato in netto vantaggio nei sondaggi pre-elettorali ma, dopo che sono stati scrutinati i voti del 96% dei seggi elettorali, Scioli risulta avere il 36,7% e Macrì il 34,5%.
La scelta del presidente, dunque, è rinviata al ballottaggio del 22 novembre prossimo. E Scioli appare in difficoltà.
Alle prese con un'inflazione galoppante, una banca centrale constantemente a corto di riserve in dollari e il default del debito sovrano, la partita per la nuova presidenza argentina si gioca molto sui temi economici.
Scioli punta su una piattaforma di "cambiamento graduale" e ha promesso di mantenere i programmi di welfare popolari, mentre Macrì vuole una svolta liberistica.
"I sondaggi erano completamente sbagliati. Questo è del tutto inaspettato", ha commentato l'analista politico Ignacio Labaqui.
In difficoltà, Scioli, in vista del ballottaggio, ha chiamato alle urne "gli elettori indecisi e indipendenti".
Il candidato designato dalla dinastia Kirchner cercherà di fare leva sulla percezione degli elettori che Macrì, figlio di un magnate delle costruzioni, ripristinerebbe quelle politiche di destra accusate di aver innescato una profonda crisi economica tra il 2001 e il 2002, crisi che fece scivolare milioni di persone in povertà.
Al terzo posto si è piazzato il parlamentare Sergio Massa, un ex capo di gabinetto di Cristina Fernandez, che ha lasciato il partito di governo nel 2013. Massa è arrivato al 21,3% dei voti e chiaramente rappresenta l'ago della bilancia al ballottaggio.
Scioli, un ex campione di motonautica, attuale governatore della provincia di Buenos Aires, trae gran parte del suo sostegno dagli strati più poveri della popolazione, gli stessi che hanno rappresentato la base dei Kirchner (Gustavo, prima, e la moglie Christina Fernandez, poi).
A Fernandez è stato impedito per legge un terzo mandato consecutivo, ma potrebbe tornare alla Casa Rosada nel 2019.
Macrì ha promesso lo smantellamento dei controlli valutari e delle politiche protezionistiche in materia commerciale.
Macrì è visto dagli investitori di Wall Street come il candidato più propenso a trattare con gli hedge fund che, facendo causa a Buenos Aires per il default del 2002, ne hanno causato un nuovo e permamente default l'anno scorso.
I risultati parziali delle elezioni per il rinnovo del Congresso indicano che il Fronte della Vittoria, il partito attualmente al governo, perderà peso nella camera bassa, rendendo meno difficile per Macrì, se dovesse prevalere al ballottaggio, trovare un accordo sul debito che consenta all'Argentina di uscire dall'isolamento internazionale.
Un altro colpo per il partito di governo è arrivato dalla vittoria del fronte di Macrì nelle elezioni per il governatorato di Buenos Aires, dove la "presidenta" Fernandez aveva sperato di piazzare il capo di gabinetto, Anibal Fernandez.
I mercati, dunque, dovrebbero reagire positivamente all'esito della tornata elettorale. Intanto, un Etf sulla borsa di Buenos Airese quotato a Berlino guadagna lo 0,9%, sui massimi dal 19 agosto.