ROMA (Reuters) - L'Italia non rischia la bancarotta ed ha un debito pubblico "pienamente sostenibile", soprattutto in prospettiva.
Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, torna ad escludere qualsiasi paragone tra Italia e Grecia, dopo le dichiarazioni di ieri del suo omologo ellenico Yanis Varoufakis, secondo il quale se Atene fosse costretta a uscire dall'euro anche Roma presto seguirebbe lo stesso destino.
"L'Italia ha un debito elevato. E questo debito diventerà più sostenibile andando avanti", ha detto oggi Padoan in un'intervista alla Cnbc di cui è stato diffuso il testo.
La Grecia ha ingaggiato un duro confronto con le istituzioni europee per abbandonare la politica del rigore dei conti e ristrutturare il suo debito pubblico, pari a circa il 180% del Pil.
L'Italia è vista come un partner naturale della Grecia dal momento che ha il secondo debito più alto della zona euro ed è retta da un governo di centrosinistra che spinge molto per spostare il dibattito in Europa dall'austerità alla crescita.
La vittoria di Syriza in Grecia, però, può rendere più incerto il cammino delle riforme più orientate al mercato già messe in cantiere dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Nel suo tour in cerca di appoggi tra le capitali europee, Varoufakis ha ricevuto una accoglienza tiepida da Padoan, secondo il quale la soluzione del problema deve essere trovata insieme agli altri ministri in ambito di Eurogruppo.
Anche Renzi, come Padoan, ha evitato di avvalorare un asse italo-tedesco in occasione della visita a Roma di Alexis Tsipras e ha approvato la decisione della Bce di non accettare più bond greci come collaterale.
Ieri Varoufakis ha riferito a Presa diretta su Rai3 che alcuni funzionari italiani gli hanno detto di appoggiare la Grecia ma di non poterlo dire apertamente perché anche l'Italia rischia la bancarotta e teme una reazione della Germania.
L'ex capoeconomista dell'Ocse bolla l'intero episodio come un malinteso e, nel ribadire l'impegno a cercare una soluzione comune in Europa sul debito greco, dice di avere un "rapporto eccellente" con Varoufakis.
In ogni caso, le parole del ministro italiano sembrano rivolte non tanto alla Grecia quanto alla Commissione europea, che il 27 febbraio è chiamata ad esprimere la valutazione definitiva sulla legge di Stabilità per il 2015 e, forse, un primo giudizio sulla dinamica del debito.
"I fondamentali [dell'Italia] sono forti", dice Padoan mostrandosi non preoccupato per l'effetto contagio che una nuova crisi greca potrebbe innescare.
La Commissione ha già dimezzato allo 0,25% del Pil la correzione chiesta all'Italia quest'anno nell'ambito del percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio strutturale, calcolato al netto del ciclo e delle una tantum.
Ma l'Italia deve anche ridurre di un ventesimo all'anno la distanza che separa il rapporto debito/Pil dalla soglia di riferimento del 60%. La prima verifica avviene quest'anno sulla base dei dati riferiti al triennio 2013-2015.
La Commissione stima che il debito pubblico italiano cominci a scendere solo dal 2016, dopo aver raggiunto nel 2015 il picco del 133% in rapporto al Pil.
Il ministero dell'Economia calcola che rispettare alla lettera la regola del debito comporti una manovra sul deficit strutturale di 2,2 punti di Pil.
L'Italia si appella ai "fattori rilevanti" previsti dal Patto di stabilità e crescita per evitare una procedura di infrazione, che finora Bruxelles non ha escluso.
Padoan sintetizza così la posizione del governo: "Il debito diventerà più solido perché ci sarà più crescita economica e si intensificheranno le riforme strutturali". E tra i punti di forza dell'Italia cita anche il sistema previdenziale, che dopo le riforme degli ultimi anni "è tra i più forti in Europa".
Il ministro ribadisce che il 2015 sarà un anno di crescita ma non fornisce stime aggiornate: "Non escludo sorprese positive".
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