di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - "E' più facile" eleggere un presidente della Repubblica che nominare il nuovo direttore del Corriere della sera. Carlo Cimbri, Ad dell'azionista di Rcs Mediagroup UnipolSai, è stato facile profeta.
Con il consiglio di amministrazione di questa settimana di Rcs sulle dismissioni entra nel vivo la marcia di avvicinamento all'assemblea di aprile che eleggerà il nuovo cda al quale spetterà la nomina del nuovo direttore, viste le dimissioni (annunciate con incredibile anticipo, motivo di ulteriori polemiche) di Ferruccio De Bortoli che si è detto "indisponibile" a quella proroga della quale si era già iniziato a parlare per l'impasse in cui si è oggi.
Si rafforza l'ipotesi di una soluzione ponte, con la promozione dell'attuale condirettore Luciano Fontana che si è fatto avanti con editoriali e comparsate tv in occasione dell'elezione per il Quirinale, per vedere l'effetto che fa.
La soluzione sancirebbe la vittoria dei veti incrociati tra i soci e l'incertezza sui nuovi assetti dei quali si parla tanto anche a livello politico. In Transatlantico si dice addirittura che anche la riforma delle popolari abbia avuto l'effetto di una indiretta pressione su Giovanni Bazoli, presidente del Cds di Intesa e legato a Ubi Banca, deus ex machina con Mediobanca degli ultimi ricambi al vertice del Corsera.
L'asse Bazoli-Mediobanca non è più il socio di riferimento di Rcs e il nuovo socio forte, la Fiat di John Elkann, non si sa ancora fino a che punto forzerà il suo ruolo nella partita visto anche che è sì il primo socio, ma non controlla certo la nebulosa e variegata compagine societaria. La mossa di accelerare la fusione La Stampa-Secolo XIX ha fatto svanire l'ipotesi di fusione Stampa-Corsera e il conseguente passaggio di Mario Calabresi a via Solferino.
Pareva essersi defilato anche il leader della minoranza in Rcs Diego Della Valle, ma rumors interni alla redazione (che ribolle sul tema come una pentola di fagioli) danno il suo ruolo nella partita in risalita. Mentre la borsa scommette un giorno sì e uno no sull'ingresso di un nuovo socio (che rivelerebbe brandelli di pacchetti in dismissione) pronto a scombinare gli equilibri.
La partita, da qui ad aprile, pare essere appena agli inizi, c'è da scommetterci.
Anche in Transatlantico ci si interroga su quanto maggioranza e minoranze staranno alla finestra.
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