Di Alessandro Albano
Investing.com - Sale la pressione sui mercati obbligazionari, con i titoli di Stato americani che risentono della politica restrittiva della Fed e delle conseguenze su un'economia già in fase di debolezza.
Il T-note 10 anni è al momento in rialzo al 4,17% di rendimento, il livello più alto dalla metà del 2007, mentre la scadenza a due anni, più sensibile ai rialzi dei tassi, rende il 4,6% come ai primi tempi della Grande Recessione.
Pressoché tutte le scadenza a breve-medio termine registrano un rendimento superiore a decennale e trentennale (quest'ultimo considerato un benchmark per i mercati dei mortgage) come si può notare qui: https://it.investing.com/rates-bonds/usa-government-bonds?maturity_from=40&maturity_to=290
L'inversione della curva tra le scadenze brevi e quelle a più lungo termine indica come gli investitori stiano prezzando, ormai da diversi tempo, un'alta possibilità dei recessione nei prossimi mesi, spinta dall'intenzione della banca centrale Usa di non alzare il piede dai tassi d'interesse.
Con la Fed che si riunirà ad inizio novembre, i future a 30 giorni misurati dal Fed rate monitor di Investing.com indicano un aumento dei tassi di 75 punti base con il 95% di probabilità, mentre per il meeting di dicembre questa possibilità è indicata al 77%.
"Due sono i dati dell’economia USA da monitorare per cercare di capire le mosse della FED: l’inflazione e la disoccupazione", scrive in un'analisi Antonio Tognoli, responsabile macro analisi e comunicazione di CFO SIM.
"L’inflazione di settembre, pari all’8,2%, pur risultando in calo rispetto all’8,3% di agosto, resta comunque su livelli piuttosto elevati in assoluto", afferma l'esperto aggiungendo che gli investitori stimano che "la leggera flessione del dato generale, non seguita dal dato core, non sia sufficiente per spingere Powell ad allentare la stretta monetaria e quindi si aspettano che la FED aumenterà nuovamente i tassi di 75 bp nel meeting del 2 novembre".
Quanto alla disoccupazione, Tognoli evidenzia che a settembre questa è risultata pari al 3,5% (in ulteriore flessione rispetto al 3,7% di agosto).
"Nessun economista ha mai visto negli USA una recessione con il 3,5% di disoccupazione e questo conferma le dichiarazioni dei membri più falchi del FOMC: il presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, ha infatti dichiarato che vorrebbe vedere i tassi tra il 4% e il 4,5% entro la fine del 2022, mentre quello delle FED di Minneapolis, Neel Kashkari, ha sostenuto che FED ha ancora del lavoro da fare per contenere l'inflazione. Al momento quindi le speranze che la FED diventi meno falco sono molto basse".
"Tecnicamente o meno, gli USA sono in recessione. Potrebbe tuttavia essere una strana recessione, che dopo un periodo non molto lungo porterà ad un riassetto positivo dell’economia. Vedremo", chiosa il manager del family office.