di John O'Donnell
FRANCOFORTE (Reuters) - Per decenni, Andrea Orcel è stato il 'rainmaker' a cui i Ceo si sono rivolti per ottenere consigli sulle grandi operazioni che hanno rimodellato il panorama bancario.
Ora, da numero uno di UniCredit (BIT:CRDI), il banchiere italiano si trova davanti alla sua sfida più grande: abbattere la resistenza politica profondamente radicata in Europa alle fusioni transfrontaliere.
Orcel ha manifestato le sue ambizioni di M&A la scorsa settimana con il blitz su Commerzbank (ETR:CBKG) diventando il secondo maggiore azionista dell'istituto dopo il governo tedesco che ha in mano una quota dopo un salvataggio ai tempi della crisi.
La mossa di UniCredit - chiamata in codice 'Flash', dal nome del cane di Orcel - ha innescato la frenetica ricerca di una posizione da prendere da parte del governo tedesco, l'opposizione dei sindacati, e una strategia di difesa da parte del secondo maggiore istituto quotato in Germania.
Orcel vuole ora avviare colloqui per una combinazione che, a suo dire, "creerebbe un concorrente molto più forte" in Germania. La sua scommessa arriva dopo anni di richieste per migliorare la competitività delle banche europee di fronte ai rivali più grandi degli Stati Uniti e dell'Asia.
E affrontando grandi ostacoli.
Le operazioni bancarie transfrontaliere in Europa sono state ostacolate da fattori, tra cui anni di scarsa redditività che hanno reso gli istituti di credito troppo deboli per tentare dei deal. Inoltre, le barriere regolamentari che impediscono di spostare liberamente le risorse oltre confine sono state rafforzate dalla preferenza dei politici per i 'campioni' nazionali.
La svolta di UniCredit ha superato uno degli ostacoli. La banca, a differenza dei rivali, ha la potenza finanziaria per una combinazione audace dopo aver ottenuto profitti eccezionali.
Ma la politica nazionale sarà la parte più difficile.
"La maggior parte dei Paesi europei ha servizi bancari troppo costosi perché sono nelle mani di poche banche locali", dice Karel Lannoo del Centre for European Policy Studies.
"La reazione tedesca all'interesse di UniCredit per Commerzbank dimostra la resistenza a cambiare questa situazione", ha aggiunto Lannoo.
"Sono gli italiani che vengono a dare ai tedeschi una lezione sul libero mercato e ai tedeschi non piace".
Alcuni membri del governo tedesco sono stati infastiditi da quella che è stata vista come una mossa furtiva di UniCredit, che ha costruito la sua partecipazione del 9% in una notte, ha detto una fonte a Reuters.
UniCredit ha detto di essere stata trasparente con la sua azione, che arriva in un momento delicato in Germania, con il governo di coalizione, uno dei più impopolari della storia recente, che si prepara alle elezioni nazionali del prossimo anno.
I recenti successi dell'estrema destra e dell'estrema sinistra stanno comprimendo la coalizione a tre partiti e, in particolare, il membro più piccolo, il partito liberale FDP, che gestisce il ministero delle Finanze.
Nel frattempo, Roma vede con favore gli sforzi di UniCreditper costruire una grande banca europea, a condizione che mantenga le sue funzioni centrali in Italia, hanno detto fonti vicine alla situazione.
Tuttavia, l'Italia sta mantenendo le distanze e non ci sono movimenti per sostenere l'incursione di UniCredit, ha detto un alto funzionario a Reuters.
"PAESE CIECO"
Una fusione UniCredit-Commerzbank sarebbe la più grande operazione bancaria europea transfrontaliera dalla crisi finanziaria globale.
Orcel scommette che i legami esistenti di UniCredit in Germania, dove possiede già Hvb, e l'ambizione di un grande gruppo, convinceranno i politici.
"L'Europa ha bisogno di banche in grado di sostenere ogni industria e lo sviluppo dell'Europa, in modo da essere un blocco economico che può tenere testa agli Stati Uniti e alla Cina”, ha detto Orcel a Bloomberg la scorsa settimana.
Questo fa eco a un messaggio lanciato da tempo dai funzionari di Bruxelles, punto di incontro politico dell'Europa.
La settimana scorsa, in un'ampia relazione su come rendere l'Europa più competitiva, l'ex presidente della Bce Mario Draghi ha esortato l'Ue ad affrontare gli ostacoli alle attività bancarie transfrontaliere.
Orcel, che nel 2021 si è ritirato dall'accordo iniziale per l'acquisto di Mps (BIT:BMPS) facendo naufragare gli sforzi dell'allora premier italiano Draghi per risolvere i problemi di lunga data della banca, può essere intransigente.
Lo scorso luglio UniCredit ha presentato un'istanza al Tribunale Ue per ottenere chiarimenti circa gli obblighi stabiliti dalla Bce per una ulteriore riduzione dei rischi associati alla attività in Russia.
Di fronte a una notevole resistenza in Germania, Orcel ha escluso un'offerta ostile, ammorbidendo il suo approccio.
Se ci riuscisse, un accordo potrebbe riorientare l'approccio fino ad ora utilizzato nel mondo bancario in altre parti d'Europa.
"Immagina se qualcuno oggi facesse un'offerta per la partecipazione dello Stato nel Monte Dei Paschi, non riuscirebbe mai a portarla a termine", ha detto Sebastiano Pirro, Chief Investment Officer di Algebris.
"Se la (francese) Bnp facesse un'offerta, sarebbe semplicemente impossibile. Preferiscono che rimanga a livello nazionale. Ma se UniCredit acquistasse una banca tedesca, allora tutte le opzioni sarebbero sul tavolo", ha detto Pirro, il cui hedge fund è un investitore di UniCredit e Commerzbank e sostiene una fusione.
LAVORI IN CORSO
Il prossimo banco di prova per Orcel è ottenere l'approvazione della Bce per l'acquisto di una partecipazione fino al 30% di Commerzbank. Gli analisti ritengono che sia improbabile che si opponga, dato che da anni chiede che si facciano operazioni di questo tipo.
"Il mercato unico europeo dei servizi finanziari è un 'work in progress', ma fusioni come quella tra UniCredit e Commerzbank contribuirebbero a trasformarlo in realtà", dice Nicolas Veron del think tank Bruegel di Bruxelles.
Alcuni si chiedono se Orcel dovrebbe anche solo tentare un'operazione.
Le fusioni e le acquisizioni "devono essere complementari, devono essere volontarie e spesso, molto spesso, devono avvenire nello stesso Paese", ha affermato Patrick Lemmens, fund manager di Robeco che possiede azioni di UniCredit.
"Nel momento in cui si va oltre i confini e c'è poca sovrapposizione, diventa semplicemente più difficile".
(Tradotto da Redazione Roma, editing Andrea Mandalà)