di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - La decisione della Corte Costituzionale di rinviare a data da destinarsi l'esame della questione di illegittimità della nuova legge elettorale, già fissata per il 4 ottobre, può rappresentare un aiuto al governo nella "battaglia" sul referendum.
Un giudizio anche parzialmente negativo della Consulta sulla costituzionalità della legge voluta dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e dalla ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, avrebbe messo in forte difficoltà l'esecutivo a poche settimane dallo svolgimento del referendum sulla riforma costituzionale.
Una delle ragioni del fronte del no è infatti che il nuovo quadro istituzionale scaturito dalla riforma, con un Senato fortemente indebolito e non elettivo, unito ad una legge elettorale fortemente maggioritaria, attribuirebbe poteri eccessivi al presidente del Consiglio.
La scelta dei giudici costituzionali di rinviare l'esame del cosiddetto Italicum sembra motivata dalla vicinanza del referendum costituzionale, per il quale si voterà presumibilmente l'ultima domenica di novembre.
L'Italicum è stato concepito in vista della riforma costituzionale e quindi si applica solo alla Camera.
Se invece vincesse il no, il Senato resterebbe elettivo e servirebbe una nuova legge elettorale anche per la Camera alta, altrimenti si voterebbe con il proporzionale, per effetto di una precedente sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum.
Ma nonostante il tentativo della Corte di non prestarsi a strumentalizzazioni nella campagna politica referendaria, lo stesso rinvio della questione ai prossimi mesi rischia di apparire già di per sé come un aiuto indiretto al governo.
Da tempo infatti si rincorrono voci su possibili rilievi della Consulta a specifici aspetti della legge: congelare la discussione significa anche, dunque, togliere l'argomento della legge elettorale dal tavolo dei sostenitori del "no" al referendum.
Renzi ha già annunciato di essere disponibile a modificare l'Italicum ma la legge elettorale non verrà comunque modificata prima dell'esito referendario.
Ieri Boschi ha confermato che il governo ha ormai deciso di togliere dal tavolo anche l'argomento principale dei sostenitori del no: le dimissioni di Renzi da Palazzo Chigi in caso di sconfitta al referendum.
La ministra delle Riforme e principale alleata del premier ha infatti chiarito che se vincesse il no a decidere le sorti del governo sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La settimana scorsa lo stesso Renzi aveva detto che intende restare fino a che avrà la fiducia del Parlamento. Quindi, non si parla più di dimissioni più o meno irrevocabili.
A circa due mesi dal voto i sondaggi disegnano uno scenario in cui metà degli elettori sono incerti, l'altra metà si divide praticamente alla pari tra sostenitori del no e del sì.