Di Alessandro Albano
Investing.com - Un'altra blue chip del settore petrolifero non supera le attese degli analisti. Eni SpA (MI:ENI) (-0,7% in avvio) ha chiuso il primo trimestre con un utile adjusted di 270 milioni di euro, cinque volte il dato dei primi tre mesi 2020 (+358%) ma sotto le previsioni di un aumento del +646% a 440 milioni.
L'Ebit normalizzato cresce del +1% a 1,321 miliardi di euro contro un consenso di 1,51 miliardi, beneficiando dell'aumento del Brent (+21% nell'anno e +38% sul Q4), ma soffrendo la forza dell'euro sul dollaro (+10%).
La produzione d’idrocarburi cala del 4% su base annua a 1,7 milioni di boe/giorno (al netto dei tagli OPEC+, dell’effetto prezzo positivo dei PSA e del portafoglio) come conseguenza, spiega in nota Eni, "del rallentamento degli investimenti di sviluppo, parzialmente compensato dalla crescita delle produzioni in Egitto supportata dalla robusta ripresa della domanda gas nel paese".
Il flusso di cassa operativo si attesta segna una diminuzione del 27% contro il primo trimestre 2020 a €1,96 miliardi a fronte di capex netti pari a €1,4 miliardi, ma si registra una forte generazione di free cash flow organica per circa €600 milioni prima dell’assorbimento del capitale circolante.
Guardando il debito, l'indebitamento finanziario netto (ante IFRS 16) si attesta 12,2 miliardi, in lieve aumento dal 31 dicembre scorso a seguito di "operazioni di M&A ed effetto cambio", con leverage che invece resta invariato al 31%.
Nel 2021, la società del cane a sei zampe prevede il ritorno del piano di buyback e la revisione del dividendo. A fine luglio, infatti, in occasione dell’Interim Report, sarà comunicato l’aggiornamento della previsione del Brent di riferimento 2021 che "contribuirà alla determinazione della cedola e della possibile riattivazione del riacquisto di azioni proprie".
Al floor dividend di €0,36 per azione, si legge in nota, "verrà sommata una componente variabile di valore crescente a partire da un Brent di riferimento pari a 43 $/bbl. Il buy-back sarà attivato a partire da un Brent di riferimento di 56 $/bbl".
Secondo l'outlook rilasciato dalla stessa Eni, per l'esercizio in corso, viene confermata la produzione di idrocarburi nell’anno pari a circa 1,7 milioni di boe/giorno (assumendo tagli OPEC+ di circa 35 mila boe/giorno in media annua) e una previsione di spending organico per investimenti di circa €6 miliardi. Al prezzo corrente del Brent di 60 $/bbl, viene precisato, "è previsto un cash flow operativo ante working capital superiore a €9 miliardi".
Inoltre, Eni stima che verrà raggiunta una cash neutrality per la copertura della spesa organica e del floor dividend con un livello del Brent pari a 51 $/bbl.
Per il Ceo Claudio Descalzi, nell’ambito "di uno scenario complesso", l’Ebit adjusted "è in linea con il primo trimestre dello scorso anno e risulta quasi triplicato rispetto a fine 2020". "Si consolida inoltre la crescita dell’utile netto, pari a €270 milioni, quasi quintuplicato rispetto allo stesso trimestre 2020", afferma.
"Il trimestre ha registrato una generazione di cassa organica prima della variazione del capitale circolante di circa €2 miliardi, nettamente superiore agli investimenti del periodo di €1,4 miliardi".
Secondo Descalzi, "il progressivo miglioramento del quadro pandemico ed economico a livello globale" consente alla società di guardare "con ottimismo ai prossimi mesi e di prevedere una generazione di free cash flow nell’anno superiore a €3 miliardi sulla base dei prezzi correnti del Brent di 60 $/barile". "In questo contesto - aggiunge - continueremo a perseguire la nostra strategia di transizione energetica e di decarbonizzazione, assicurando il rafforzamento della nostra struttura patrimoniale ed una politica di distribuzione competitiva per i nostri azionisti".