MILANO (Reuters) - Il Tribunale del Riesame di Genova si è riservato di decidere su come dare esecuzione a quanto stabilito dalla Cassazione, cioè consentire alla procura ligure di procedere a ulteriori sequestri nei confronti della Lega fino al raggiungimento dei 48,9 milioni di euro ritenuti il frutto della presunta truffa sui rimborsi elettorali risalente alla gestione Bossi-Belsito tra il 2008 e il 2010.
La decisione del Riesame, che sarà notificata alle parti, potrebbe arrivare da stasera ai prossimi giorni.
In base alle norme di procedura penale, i giudici del Riesame sono tenuti a conformarsi al principio fissato dalla Corte di Cassazione, che in questo caso, nelle sue motivazioni depositate lo scorso 3 luglio, ha stabilito che la procura potrà effettuare ulteriori sequestri futuri, senza limiti temporali, fino al raggiungimento della somma definita come frutto del reato. [nL8N1TZ4RO]
Da questo principio della suprema Corte, i giudici non potranno derogare, potendo invece precisare modalità ed eventuali limiti. La decisione del Tribunale del Riesame sarà immediatamente esecutiva.
Lo scorso 31 agosto il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti aveva detto che l'eventuale sequestro dei futuri proventi della Lega decreterebbe la fine del partito. [nL8N1VM3Q8]
Una volta che il Riesame avrà emesso il suo provvedimento, la procura genovese, riferiscono fonti giudiziarie, dovrà decidere insieme alla Guardia di Finanza su quali conti, enti, onlus e società, ritenuti riferibili alla Lega, disporre i nuovi sequestri.
Il denaro più immediatamente individuabile sarebbe quello dei rimborsi elettorali al partito, ma la procura dovà vedere su quali rapporti confluiscono e a quali nomi. Ma soprattutto la procura sarà chiamata a dover dimostrare, di fronte alle scontate opposizioni ai futuri provvedimenti, la "continuità economica e patrimoniale" fra la vecchia Lega Nord e la nuova Lega.
A dare la stura all'iter dei sequestri era stata la sentenza di primo grado del Tribunale di Genova che il 24 luglio 2017 aveva condannato il leader leghista Umberto Bossi e l'ex tesoriere del partito Francesco Belsito rispettivamente a due anni e sei mesi e a quattro anni e 10 mesi per truffa ai danni dello Stato. Secondo i giudici, Bossi e Belsito incassarono i rimborsi senza averne diritto, grazie a certificazioni false. Tuttavia la Guardia di Finanza era riuscita a sequestrare sui conti riferibili al Carrocccio appena 3,1 milioni. Da qui la richiesta dei pm di Genova, accolta dalla Cassazione.
Il processo di secondo grado è attualmente in corso, nelle sue fasi conclusive, davanti alla Corte di Appello di Genova. Nella prima parte della sua requistoria, il 17 luglio scorso, il sostituto procuratore generale Enrico Zucca, aveva chiesto la conferma della confisca dei quasi 49 milioni, anche per i reati nel frattempo prescritti, e la condanna di Umberto Bossi a un anno e 10 mesi (alcuni degli episodi attribuitigli sono infatti caduti in prescizione rispetto alla sentenza di primo grado).
Per Belsito il Pg Zucca aveva deciso invece di rinviare la sua richiesta in attesa di capire se la Lega presenterà querela per appropriazione indebita, reato che da maggio 2018 non è più perseguibile senza querela della vittima.
La prossima udienza è fissata per il 18 settembre, quando si dovrebbe concludere la requisitoria dell'accusa e dovrebbero iniziare le arringhe delle difese.
(Emilio Parodi)