ROMA (Reuters) - Il governo italiano è compatto nel portare avanti la linea dura verso l'Europa sul tema dell'accoglienza dei migranti che prevede la sospensione del versamento di 20 miliardi di contributi nel giorno in cui a Bruxelles si riuniscono i rappresentanti di alcuni dei Paesi membri su questo tema.
Lo ha ribadito il vicepremier Luigi Di Maio, intervistato su RaiTre Agorà, sul caso della nave Diciotti.
La nave della Guardia Costiera Diciotti è bloccata da giorni al porto di Catania con il divieto di sbarco stabilito dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, fino a quando gli altri Stati Ue non si faranno carico di accogliere parte dei migranti.
Su 177 persone a bordo, dopo molte pressioni, nei giorni scorsi sono stati fatti sbarcare 27 minori.
"Abbiamo a cuore la salute delle persone sulla nave ma non accetto lezioni. Non li abbiamo lasciati in mezzo al mare nella tempesta", ha detto il ministro.
Oggi a Bruxelles ci sarà un incontro in Commissione europea dove i rappresentanti di alcuni Stati membri discuteranno della redistribuzione dei migranti ancora a bordo.
Sul caso sta anche indagando la magistratura contro ignoti per alcune ipotesi di reato, tra cui il sequestro di persona.
"Ho rispetto della magistratura che farà le sue indagini, noi ci prendiamo la responsabilità di quello che stiamo facendo, lo dico come governo", ha detto Di Maio.
"Ci siamo detti fin dall'inizio che non sarebbe stato semplice affrontare il tema dell'immigrazione".
Il vicepremier e capo politico del M5s ha detto che "la linea morbida non funziona"
"Linea dura è dire togliamogli i soldi se non ci ascoltano. I cittadini ci chiedono di far rispettare l'Italia ai tavoli internazionali, nel pieno rispetto delle persone e dei diritti internazionali".
Di Maio ha detto che il contributo italiano alla Ue è di 20 miliardi di euro.
"Ce ne rientrano poco più di 10. Noi vogliamo contribuire in maniera netta se c'è un progetto, altrimenti io con 20 miliardi altro che quota 100 per la Fornero, io faccio quota 90", ha detto, riferendosi al progetto di riformare la legge sulle pensioni per consentire di uscire prima dal lavoro, in base a un criterio che somma gli anni di contribuzione e l'anzianità anagrafica.