ROMA (Reuters) - Il confronto dell'Italia con la Commissione Ue sulla fattibilità di una società, con garanzia statale, che acquisti e gestisca i crediti deteriorati delle banche italiane porterà in poche settimane a una decisione definitiva sul progetto, per il quale si sta anche sondando l'effettivo interesse di banche e investitori.
Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco parlando alla Giornata mondiale del risparmio.
Visco ha spiegato che la partecipazione pubblica a questo veicolo (asset management company) sarebbe "limitata o nulla, potrebbe essere presente una garanzia statale sulle passività senior da essa emesse per finanziare l'acquisto di titoli".
In ogni caso, "le banche gravate da ingenti esposizioni deteriorate dovranno comunque individuare le modalità più adeguate per gestire nel modo più efficiente tali attività" per ridimensionarne l'entità, indipendentemente dalla creazione di questo veicolo.
Parlando del recepimento delle nuove regole sulle risoluzioni delle crisi, Visco ha sottolineato che queste finora sono state gestiste senza mai far perdere soldi ai depositanti e che ora l'orientamento della Commissione europea mette in discussione l'utilizzo dei fondi di garanzia dei depositanti a sostegno dei salvataggi per profili di aiuti di Stato.
"E' auspicabile che le autorità europee favoriscano coordinamento e certezza giuridica delle disposizioni sulla concorrenza e di quelle sulla risoluzione delle banche".
Il caso aperto, sottolineato ieri in una audizione dal presidente del Fondo di garanzia dei depositi, è quello dell'utilizzo del Fondo per il salvataggio di quattro banche: Carife, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti, valutato in un impegno di 2 miliardi.
La riforma delle popolari sta proseguendo con i piani per la trasformazione in spa, gettando le basi per un consolidamento auspicato.
"Non sono le autorità che suggeriscono o impongono eventuali aggregazioni. Queste vanno individuate e decise dagli organi aziendali. I progetti espressi dal mercato andranno attentamente vagliati sotto il profilo della solidità patrimoniale presente e prospettica e degli effetti sulla situazione degli intermediari".
Ora, dice Visco, "è necessaria una riforma del credito cooperativo", per evitare che le piccole dimensioni, i bassi livelli di copertura delle sofferenze e la scarsa redditività pongano "una parte non marginale del sistema" soggetta a valutazioni negative della vigilanza.
Il progetto di autoriforma si confronta ancora su un punto decisivo, ricorda Visco: "Se il gruppo cooperativo debba essere uno o più di uno. L'ipotesi di un gruppo unico, se coondivisa all'interno della categoria, presenta sicuramente aspetti positivi".
"Ma se il consenso sulla soluzione unitaria non ci fosse, ciò non dovrebbe essere motivo per arrestare la riforma", perché gli obiettivi di maggiore efficienza, migliore governance potrebbero essere conseguiti" anche da un contenuto numero di gruppi", ha aggiunto.
(Stefano Bernabei e Giuseppe Fonte)