ROMA (Reuters) - L'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, non si sbilancia sull'ipotesi di una scissione del partito ma precisa che porrà delle questioni all'attuale leader, Matteo Renzi, dal quale si aspetta delle risposte.
"Io non faccio nessuna minaccia e non prendo nessun impegno particolare", ha risposto Bersani a chi, su Radio24, gli chiedeva cosa farebbe in caso di scissione. "Dirò nei prossimi giorni quel che penso sia sensato a chi vuol bene al Pd e all'Italia. Mi aspetto una risposta", ha aggiunto riferendosi al segretario del suo partito.
L'oggetto del contendere sono i tempi del voto e la possibilità che si arrivi all'appuntamento elettorale già quest'anno senza prima il congresso del partito, ipotesi caldeggiata da Renzi e invisa alla minoranza Pd rappresentata anche da Bersani.
Ad accelerare la crisi sono state le dichiarazioni di Massimo D'Alema nel week end. L'ex premier di centrosinistra, e principale avversario 'interno' di Renzi al referendum costituzionale del 4 dicembre, ha detto che senza un congresso prima delle elezioni politiche sarà scissione. D'Alema ha anche stimato intorno al 10% il consenso di un nuovo partito della sinistra.
"In tutti i partiti del mondo prima di andare alle elezioni si fa il punto sul programma e la leadership. E' una questione democratica, altrimenti la cosa diventa veramente seria", ha detto stasera Bersani.
Renzi vorrebbe andare al voto in primavera, massimo a giugno, guidando il Pd da leader. La minoranza vuole prima il congresso per scegliere eventualmente un altro candidato premier.
Il presidente del partito, Matteo Orfini, ha fatto però notare che da statuto sarebbe impossibile convocare il congresso prima di giugno. Troppo tardi in caso di voto anticipato.