di Paolo Biondi
ROMA (Reuters) - Il mondo politico, anche quello italiano, sembra focalizzato e diviso sull'essere pro o contro Alexis Tsipras. La vera questione per noi è soprattutto la debolezza dell'Europa, che si è palesata nella conduzione delle trattative. Problema che tornerà in primo piano nella reazione e nella gestione del dopo referendum greco, qualunque sarà il risultato.
Anche il premier Matteo Renzi, nella sua intervista di oggi al Sole 24 Ore, dice che "la questione greca è preoccupante perché l'Europa non ha una visione politica di lungo periodo che da tempo manca".
La leadership franco-tedesca dell'Unione sta mostrando tutta la sua debolezza. Da una parte c'è la debolezza intrinseca dei due Paesi e delle rispettive leadership, impegnate soprattutto nel dibattito interno e a fronteggiare le opposizioni nei rispettivi Paesi. Dall'altra si palesa la mancanza di una visione comune sul futuro dell'Unione e sulla necessità di un suo rilancio. Alla fine pesano di più le spinte centrifughe dei vari Paesi periferici dell'Unione.
Il referendum greco non è un derby calcistico nei confronti del quale è importante sapere per chi si tifa. Più importante, anche sul fronte interno, è sapere quale contributo ciascuno è pronto a dare per costruire (o ricostruire) l'Europa che da lunedì prossimo sarà chiamata a dare risposte e prospettive cogenti. Che piaccia o no, l'unico leader europeo che finora ha dimostrato di sapere cosa fare e come muoversi è il presidente della Bce Mario Draghi. Draghi guida un organismo collegiale nelle decisioni e operativo negli interventi.
La Ue deve sapere assumere la stessa capacità di intervento, chiara e pratica.