MILANO (Reuters) - ICB of China diventa a fine 2016 la più grande banca del mondo con attivi per 3.297 miliardi di euro, scalzando JP Morgan Chase che scivola in seconda posizione (3.178 miliardi). Delle prime sei, quattro banche sono cinesi, due statunitensi, la settima è giapponese (Mitsubishi).
Il sorpasso è sancito dall'aggiornamento annuale dell'indagine sulle principali Banche Internazionali dell'Area studi Mediobanca (MI:MDBI), presentato oggi.
Lo studio analizza risultati economici e struttura patrimoniale dei 66 maggiori gruppi bancari internazionali: ventotto hanno sede in Europa, quattordici in Giappone e altri quattordici negli Stati Uniti. La Cina, cui è dedicato un apposito focus, è presente con le sue dieci maggiori banche.
Dal 2009 la cinese Industrial Bank è cresciuta più di tutti (+357%), ma tutte le cinesi hanno almeno raddoppiato la dimensione. Solo la statunitense Capital One tiene il passo con loro (+110%).
La britannica HSBC in ottava posizione è la prima banca europea (2.352 miliardi attivi) e precede la francese BNP Paribas ( 2.341). UniCredit (MI:CRDI) resta 24esima (879 miliardi, -7,5%), Intesa (MI:ISP) SP perde una posizione al 35esimo (766 miliardi, +16%).
Lo studio presenta anche alcuni dati del primo trimestre 2017: l'Europa è più dinamica degli Usa per ricavi (+4,1% che si confronta con +3,9%) e risultato netto (+19,7% vs +11,4%).
Tornando al 2016, i ricavi della banche Usa sono cresciuti dell'1,7%, in Europa sono calati del 6,2%. Le banche europee hanno ceduto margine d'interesse (-5,3% vs +3,8% in Usa)e commissioni (-6% vs -2,6%) e non si sono risollevate neanche con il trading (-14% vs +14%).
Giocoforza il contenimento dei costi operativi (-2,8% in Europa e -0,4% in USA), anche perché le rettifiche su crediti continuano a essere consistenti (+10,8% Europa, +22,1% in Usa). Il risultato corrente si contrae di quasi il 25% in Europa e cresce del 2% negli Usa, quello netto cade del 32% in Europa (5 istituti su 21 in perdita) e migliora del 23,6% negli Usa.
Le banche europee hanno maggiori costi operativi di quelle Usa (cost/income a 68,9% rispetto 61%) e maggiori svalutazioni dei crediti. Sono meno redditizie con un roe a 2,8% da 9,4%, fanno meno raccolta con depositi (43,5% del totale attivo vs 49,4%) e più con obbligazioni (13,6% vs 9,2%).
Le banche Ue hanno però migliori ratio regolamentari (total capital ratio: 18,7% vs 15,1%).
Guardando alle maggiori banche italiane, i crediti dubbi sono al 6,7% degli impieghi, quasi quattro volte la media europea (1,8%), anche se in riduzione (8,8% nel 2014 e 8,3% nel 2015). Fra le altre peculiarità, presentano elevate esposizioni al debito sovrano, che rappresenta il 17,1% del totale attivo (9,7% la media europea).
L’indagine completa e la presentazione sono disponibili per il download sul sito www.mbres.it