di Khalid Abdelaziz
KHARTOUM (Reuters) - Strade bloccate, negozi chiusi, telefoni fuori uso e code per il pane. Questo è stato il risveglio per molti in Sudan, all'indomani del colpo di Stato che ha portato al potere l'esercito, scatenando delle proteste in cui hanno perso la vita almeno 7 persone.
La vita si è fermata nella capitale Khartoum e nella città di Omdurman dall'altro lato del Nilo, dove le strade sono bloccate sia dai soldati che dalle barricate erette dai manifestanti. Gli altoparlanti delle moschee diffondono inviti a uno sciopero generale.
La notte sembrerebbe essere trascorsa in maniera relativamente tranquilla dopo i tumulti di ieri, quando i manifestanti sono scesi in strada dopo l'arresto del primo ministro Abdalla Hamdok e di altri civili componenti dell'esecutivo da parte dei militari. Un funzionario del ministero della salute ha riferito che sette persone hanno perso la vita negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza.
Il leader dei militari golpisti, il generale Abdel Fattah al-Burhan, ha sciolto il Consiglio Sovrano a composizione mista militare e civile, istituito per guidare la transizione democratica del paese dopo la deposizione dell'autocrate Omar al-Bashir in seguito a un'insurrezione popolare due anni fa.
Burhan ha annunciato lo stato di emergenza, dicendo che le forze armate devono garantire la sicurezza nel paese. Il generale ha promesso di tenere elezioni a luglio 2023, quando cederà il potere a un governo non militare democraticamente eletto. Questa mattina ha anche sciolto i comitati a capo dei sindacati, secondo quanto riportato dai canali tv in lingua araba.
Il ministero dell'informazione del Sudan, ancora fedele ad Hamdok, ha scritto sulla propria pagina Facebook (NASDAQ:FB) che la costituzione di transizione garantisce solamente al primo ministro la facoltà di dichiarare lo stato di emergenza, e che dunque le azioni dei militari costituiscono un crimine. Secondo il ministero, Hamdok rimane la sola autorità legittima per la transizione nel paese.
Le strade principali e i ponti tra Khartoum e Omdurman sono stati chiusi al traffico dall'esercito. Le banche hanno tenuto le serrande abbassate e i bancomat non sono entrati in funzione, e l'accesso alle app per trasferire soldi all'estero è stato bloccato. Alcuni panifici a Omdurman sono rimasti aperti ma con file che duravano più a lungo del solito, anche parecchie ore.
(Tradotto da Luca Fratangelo in redazione a Danzica, in redazione a Milano Gianluca Semeraro, luca.fratangelo@thomsonreuters.com, +48587696613)