di Massimiliano Di Giorgio
ROMA (Reuters) - A due settimane dal voto del 4 marzo, gli ultimi sondaggi prima del 'black out' che scatta a mezzanotte descrivono uno stallo in cui nessun partito o coalizione sembra poter avere una maggioranza per formare un governo.
Oltre alla polarizzazione dell'elettorato tra centrodestra, centrosinistra e M5s, secondo gli analisti, a rendere incerto l'esito è anche il nuovo sistema di voto, che prevede un terzo dei seggi assegnato con l'uninominale maggioritario, in cui è eletto chi prende anche un voto in più dei concorrenti.
Pesa poi l'alto numero di indecisi, che insieme agli astenuti copre il 40% degli intervistati nei vari sondaggi.
"Il quadro è assolutamente incerto, non avevo mai vissuto un'esperienza così", dice a Reuters Nicola Piepoli, 82 anni e decano dei sondaggisti italiani.
Spiega che per il Senato le previsioni sono ancora più difficili che per la Camera, visto che i seggi della parte proporzionale si assegnano su base regionale, e non nazionale.
Un sondaggio diffuso oggi dall'Istituto Nomisma dice che in cima alle priorità degli italiani per le prossime elezioni c'è il lavoro, con la richiesta di politiche di contrasto a disoccupazione e precariato, mentre hanno minore peso flat tax, immigrazione o l'uscita dall'euro.
CENTRODESTRA IN TESTA
Le rilevazioni di quest'ultima settimana vedono, secondo i diversi istituti, la coalizione di centrodestra tra il 34,7% e il 38,6%, quella di centrosinistra tra il 26% e il 29,3%, il M5s tra il 27% e il 29,4%. L'alleanza tra Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e centristi sarebbe dunque in netto vantaggio, ma non avrebbe la maggioranza per governare.
Una proiezione Ipsos, pubblicata oggi dal Corriere della Sera, indica il centrodestra primo alla Camera con 283 seggi, mentre 152 seggi andrebbero al Movimento Cinque Stelle e 158 al centrosinistra. Per la maggioranza servono, a Montecitorio, almeno 316 seggi. Nando Pagnoncelli parla di "rischio ingovernabilità". Non ci sarebbero infatti i numeri per una maggioranza, "salvo intese larghissime".
Anche Enzo Risso (Swg), sul Messaggero, accredita "l'ipotesi di una tornata elettorale transitoria, non in grado di dare un governo stabile all'Italia".
Sia il leader del Pd Matteo Renzi che quello di Forza Italia Silvio Berlusconi hanno escluso governi di coalizione dopo il voto e dicono che in caso di stallo preferirebbero tornare alle urne.
Oggi, da Berlino, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che è anche indicato come il politico più gradito dagli italiani, ha detto che dopo le elezioni l'Italia avrà un governo "europeista" e che il Pd ne sarà quantomeno l'elemento "cardine".
MILIONI DI INDECISI
"Ci sono ancora milioni di elettori indecisi e potrebbero verificarsi eventi inattesi, ma matematica elettorale e tendenze di voto dicono che l'esito più probabile di queste elezioni sarà lo stallo", commenta oggi sul Sole 24 Ore Roberto D'Alimonte.
Secondo Piepoli, nei prossimi 15 giorni, l'orientamento del 2% dei voti potrebbe variare. Un numero più importante di quel che potrebbe sembrare, spiega, perché nei collegi uninominali anche pochi voti possono fare la differenza, dato che al sud nel 70% dei casi è lotta quasi testa a testa tra centrodestra e M5s.
Concorda Rado Fonda, di Swg, per il quale c'è un'incognita sul peso dei singoli candidati nei singoli collegi.
Ma quando si potranno avere dati attendibili sul responso delle urne? Il sondaggista, che fornirà con il consorzio Opinio Italia i suoi numeri alla Rai durante la lunga diretta tv del 4 marzo, dice che bisognerà aspettare di avere almeno il 10% dei voti scrutinati, quindi diverse ore dopo la chiusura dei seggi.
(Ha contribuito Giuseppe Fonte)