La settimana appena conclusa ha visto nuovi massimi per i principali future americani, ma non altrettanto per quelli europei e, in particolare, per piazza affari che, complici le vicissitudini di BMPS e SAIPEM con la controllante ENI, hanno visto incrementare la volatilità con punte da brivido per i predetti titoli che hanno fatto registrare perdite a due cifre.
Il FIB si è avvicinato moltissimo a 18000 punti (max 17945) da dove è partito un ritracciamento violento che lo ha portato poco sopra 17000 nel giro di due sedute.
La componente rialzista del trend, tuttavia, si è solo leggermente indebolita (78,4) lasciando spazio alla componente ribassista speculativa che è balzata in un attimo a 100 per poi chiudere la settimana a 92,85.
Volatilità quindi alle stelle con ATR a 312 da 263 (minimo del 29/1) e bande di Bollinger che si sono strette al massimo per annunciare un movimento esplosivo.
Gli oscillatori (che avevamo lasciato in ipercomprato) hanno approfittato della situazione per scaricarsi (RSI a 53, STOCH a 28,7; MFI 56) lasciando la possibilità di rimbalzi veloci che pure abbiamo visto nell'ultima seduta di settimana ma che, inevitabilmente, hanno rivelato la loro effimera durata.
I sistemi, com'è naturale in questi casi, sono andati in tilt, cambiando spesso direzione e lasciando spazio soltanto ad un trading intraday fatto di ricoperture veloci e scalping professionale abbastanza difficile.
Il BUND ha continuato a muoversi nervosamente a ridosso della media mobile esponenziale a 200 gg., sostenendo comunque le quotazioni dei nostri titoli di Stato le cui aste sono andate bene, con rendimenti in calo e, tutto sommato, tranquilli.
Quello che ha proseguito nella sua marcia inarrestabile verso quota 100 è il PETROLIO. Il greggio WTI, infatti, conclude l'ottava toccando e superando quota 98 dollari/barile, ed innescando i primi segnali di inversione short con divergenze ribassiste sul CCI-s già nella seduta di giovedì.
L'oro nero può considerarsi nella parte terminale del trend rialzista che lo accompagna da metà dicembre per cui abbiamo intravisto l'opportunità di chiudere tutte le posizioni long nonostante qualche ulteriore allungo verso il target finale (100,5) sia ancora possibile.
Ciò in virtù anche della relativa debolezza del dollaro Usa che, nei confronti dell'Euro fa registrare la rottura dell'EMA200 in area 1,3350 e nuovi massimi a 1,37 (attenzione anche qui all'ipercomprato esistente), mentre rimane fortissimo nei confronti delle altre valute: USD/JPY 92,81 per esempio, oppure GBP/USD 1,5689.
A livello politico si sono sentiti già i primi lamenti di questa forza relativa dell'euro che non piace alle esportazioni e, malgrado molti analisti lo diano già a quota 1,40, dobbiamo sottolineare che 1,3800 sarà dura da superare.
Vediamo, infatti, questo livello molto più sentito dagli operatori piuttosto e una eventuale rottura al rialzo proietterebbe la valuta europea ben oltre il target di 1,40 che circola nelle sale operative.
Riteniamo 1,3800 la vera resistenza e 1,4280 la successiva in caso di rottura della prima.
Lo scenario contrapposto vede un ritracciamento a tornare sui supporti posti a 1,3500 e finale a 1,3350.
Il FIB si è avvicinato moltissimo a 18000 punti (max 17945) da dove è partito un ritracciamento violento che lo ha portato poco sopra 17000 nel giro di due sedute.
La componente rialzista del trend, tuttavia, si è solo leggermente indebolita (78,4) lasciando spazio alla componente ribassista speculativa che è balzata in un attimo a 100 per poi chiudere la settimana a 92,85.
Volatilità quindi alle stelle con ATR a 312 da 263 (minimo del 29/1) e bande di Bollinger che si sono strette al massimo per annunciare un movimento esplosivo.
Gli oscillatori (che avevamo lasciato in ipercomprato) hanno approfittato della situazione per scaricarsi (RSI a 53, STOCH a 28,7; MFI 56) lasciando la possibilità di rimbalzi veloci che pure abbiamo visto nell'ultima seduta di settimana ma che, inevitabilmente, hanno rivelato la loro effimera durata.
I sistemi, com'è naturale in questi casi, sono andati in tilt, cambiando spesso direzione e lasciando spazio soltanto ad un trading intraday fatto di ricoperture veloci e scalping professionale abbastanza difficile.
Il BUND ha continuato a muoversi nervosamente a ridosso della media mobile esponenziale a 200 gg., sostenendo comunque le quotazioni dei nostri titoli di Stato le cui aste sono andate bene, con rendimenti in calo e, tutto sommato, tranquilli.
Quello che ha proseguito nella sua marcia inarrestabile verso quota 100 è il PETROLIO. Il greggio WTI, infatti, conclude l'ottava toccando e superando quota 98 dollari/barile, ed innescando i primi segnali di inversione short con divergenze ribassiste sul CCI-s già nella seduta di giovedì.
L'oro nero può considerarsi nella parte terminale del trend rialzista che lo accompagna da metà dicembre per cui abbiamo intravisto l'opportunità di chiudere tutte le posizioni long nonostante qualche ulteriore allungo verso il target finale (100,5) sia ancora possibile.
Ciò in virtù anche della relativa debolezza del dollaro Usa che, nei confronti dell'Euro fa registrare la rottura dell'EMA200 in area 1,3350 e nuovi massimi a 1,37 (attenzione anche qui all'ipercomprato esistente), mentre rimane fortissimo nei confronti delle altre valute: USD/JPY 92,81 per esempio, oppure GBP/USD 1,5689.
A livello politico si sono sentiti già i primi lamenti di questa forza relativa dell'euro che non piace alle esportazioni e, malgrado molti analisti lo diano già a quota 1,40, dobbiamo sottolineare che 1,3800 sarà dura da superare.
Vediamo, infatti, questo livello molto più sentito dagli operatori piuttosto e una eventuale rottura al rialzo proietterebbe la valuta europea ben oltre il target di 1,40 che circola nelle sale operative.
Riteniamo 1,3800 la vera resistenza e 1,4280 la successiva in caso di rottura della prima.
Lo scenario contrapposto vede un ritracciamento a tornare sui supporti posti a 1,3500 e finale a 1,3350.