Il dollaro neozelandese (NZD) ha registrato l’andamento peggiore nel comparto G10 dopo l’inaspettato crollo del PMI manifatturiero. La coppia NZD/USD ha ceduto fino allo 0,63%, calando a 0,6528, dopo che il PMI manifatturiero si è attestato a 50,2 punti, a fronte dei 53 previsti e dei 52,7 punti del mese precedente. Stando all’ultimo rapporto di BusinessNZ, il PMI manifatturiero è sceso di 2,5 punti a maggio a causa della brusca contrazione delle sottovoci Produzione (-3,7) e Consegne (-3,6). Solo la componente Prodotti finiti è riuscita a salire marginalmente, di 4 punti, a 56,5. I dettagli, però, rimangono allarmanti: il PMI è sceso ai minimi dal dicembre 2012 e la tendenza è inclinata nettamente al ribasso. La cosa più preoccupante è il brusco calo della produzione, a 46,4 punti, un cattivo presagio per i mesi a venire, soprattutto perché i nuovi ordinativi sono rimasti quasi piatti e le scorte sono in aumento – i prodotti finiti si sono attestati a 56,5 punti.
Considerando il quadro complessivo, i dati neozelandesi suggeriscono una stabilizzazione nel primo trimestre, ma le cose potrebbero decisamente peggiorare nel secondo, poiché i dati dal mercato del lavoro, dai settori servizi e manifatturiero puntano a un’espansione economica più lenta. Il recente stimolo monetario della RBNZ suggerisce che la banca anticipa un tale scenario. Crediamo, tuttavia, che ci sia spazio per un’ulteriore svalutazione dell’USD, perché i partecipanti al mercato hanno messo in conto più rialzi del tasso dalla Fed. Ora che Powell sta per ingranare la retromarcia, il biglietto verde dovrebbe continuare a ridurre i rialzi, cosa che dovrebbe impedire un ulteriore calo del kiwi.