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Borse in rialzo, inizia la stagione delle trimestrali. Oro sopra i $1700 l’oncia

Pubblicato 14.04.2020, 15:50
JP225
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CL
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In Asia, gran parte delle borse ha aperto la settimana con il segno più sulla scia di dati commerciali incoraggianti dalla Cina. A marzo, le esportazioni cinesi sono calate del 6,6%, a fronte del crollo pari al 14% previsto dagli analisti e del -17,2% segnato il mese precedente. Nello stesso mese, le importazioni sono diminuite dello 0,9% a/a, contro il -9,5% stimato e il -4,0% registrato il mese precedente. A marzo il surplus commerciale cinese è salito a $19 miliardi, in rialzo rispetto ai $ -7,09 miliardi segnati a febbraio. Il PIL cinese, che sarà diffuso venerdì, dovrebbe tuttavia confermare una flessione del 6% nel primo trimestre. Per ora, tuttavia, l’umore del mercato sembra tenere.

La borsa di Sydney ha guadagnato l’1%, l’Hang Seng e il Composite di Shanghai sono saliti rispettivamente dello 0,65% e dello 0,68%, e il Nikkei è lievitato del 2,88%.

Anche l’attività sui futures USA ed europei suggerisce un avvio rialzista, dopo la performance notevole registrata la scorsa settimana dall’azionario statunitense.

L’S&P500 ha registrato il rally migliore dal 1974, salendo del 12% la scorsa settimana. I rialzi, però, sono in pericolo, perché questa settimana inizia la stagione delle trimestrali e nessuno sa cosa aspettarsi. Le società stesse non sono in grado di prevedere cosa succederà nei prossimi trimestri. L’unica cosa che sappiamo è che il lockdown globale ha avuto un impatto pesante sulle attività economiche nel primo trimestre dell’anno ma, a differenza delle stagioni passate, non abbiamo parametri di riferimento plausibili per fare delle valutazioni efficaci e paragonare i risultati. La divergenza fra le stime più alte e più basse degli analisti è a livelli da record, a conferma che gli esperti finanziari hanno perso l’orientamento dopo questo blocco senza precedenti delle attività economiche. Probabilmente le aziende più esposte all’economia globale e alla Cina subiranno il colpo più duro. Le cifre riferite al primo trimestre daranno una prima indicazione sull’impatto dell’epidemia da coronavirus sugli utili societari; siamo pronti a un crollo di portata storica nei risultati. A questo proposito, i titoli azionari USA, che la scorsa settimana sono entrati nel mercato rialzista, potrebbero stornare i guadagni recenti. Gli investitori dovrebbero prepararsi a una volatilità dei prezzi in entrambi i sensi. I più colpiti saranno verosimilmente il comparto energetico e dei trasporti, mentre servizi di pubblica utilità e beni di prima necessità dovrebbero essere stati più resilienti di fronte a questo crollo storico dell’attività economica globale.

Le prime a pubblicare gli utili saranno le banche USA. I tassi d’interesse ridotti dovrebbero iniziare a pesare sui ricavi dagli interessi delle banche, ma i risultati del primo trimestre potrebbero non essere catastrofici per effetto dell’incremento dei ricavi dal trading.

Anche se per il momento le contrattazioni sull’azionario non mostrano segnali di stress, è in corso un rapido movimento verso gli asset sicuri.

Per l’oro la settimana è iniziata con un forte aumento della domanda. Il prezzo per un’oncia ha sfondato le offerte a $1700, perché gli investitori hanno accumulato il metallo prezioso in previsione di oscillazioni del prezzo potenzialmente frenetiche nei prossimi giorni e settimane.

I titoli del Tesoro USA continuano a trovare richiesta, il rendimento dei decennali USA è sceso sotto il livello dello 0,80%. Il dollaro USA è invece scivolato sotto la soglia a 100, permettendo un progresso delle valute G10.

L’USD/JPY è sceso a 107,50.

L’EUR/USD si prepara a testare la media mobile a 50 giorni (1,0962); un eventuale sorpasso incoraggerebbe un ulteriore rialzo verso il livello a 1,10.

Il cable ha sfondato la sua media mobile a 50 giorni (1,2550) e si prepara a sfidare quella a 200 giorni (1,2715) sulla scia dell’indebolimento dell’USD.

Altrove, le valute legate al petrolio trovano richieste migliori, nonostante la decisione poco convincente del gruppo OPEC+.

Dopo quattro giorni di accese videoconferenze, il gruppo OPEC+ ha finalmente deciso di ridurre la produzione di una cifra storica, pari a 9,7 milioni di barili al giorno. Stati Uniti, Brasile e Canada taglieranno altri 3,7 milioni di barili al giorno. Il calo complessivo della produzione è all’incirca quanto speravano gli investitori, ma, poiché il rallentamento provocato dal coronavirus sta avendo un forte impatto sulla domanda globale di petrolio, le notizie che riguardano l’offerta potrebbero finire presto nel dimenticatoio. Il greggio WTI scambia sotto i $23 al barile, a conferma che questo taglio storico non ha innescato la reazione del mercato sperata dai produttori di petrolio. La riduzione concordata dal gruppo OPEC+ è risultata lievemente inferiore al minimo stimato e, cosa ancor più importante, le diffuse controversie fra i paesi produttori di petrolio lasciano presagire che probabilmente non vi saranno ulteriori interventi. Il petrolio è stato pertanto lasciato al suo destino questa settimana e dovrebbe trovare una direzione sulla base dell’umore generale del mercato, che, nelle prossime settimane, sarà dettato soprattutto dai dati economici e dagli utili delle società.

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