Le solite cassandre affermano che il franco svizzero rimane una valuta richiesta come bene rifugio, tale affermazione per chi scrive è completamente errato in quanto la struttura del mercato e dei flussi finanziari sono completamente cambiati da tempo. Dobbiamo ricordare che è il mercato a decidere. Una moneta elvetica forte distruggerebbe gradualmente il sistema economico interno svizzero per non parlare di una serie eventi a catena che scatenerebbe una totale distruzione sistemica e pseudo guerra valutaria.
Il tasso d’interesse della Banca nazionale svizzera (BNS) è tuttora del -0,75%, uno dei più bassi al mondo. Si considera che la BNS è intervenuta massicciamente per evitare che il corso del franco rialzasse la testa, aumentando il suo valore, ma ora dovremmo essere alla fine.
La BNS ha messo mani al portafoglio impiegando 90 miliardi di franchi, una cifra mai raggiunta in precedenza.
Lo scenario attuale è peggiore del precedente, per chi ci segue da tempo sul nostro sito, avrà convenuto che la cautela è stata dichiarata più volte nel settore dell’approvvigionamento, pur commettendo in alcuni momenti degli errori su scenari temporali di brevissimo termine e subito corretti, l’analisi effettuata nel medio termine è intervenuta arginando il malessere operativo indirizzando le scelte aziendali nella supply chain a rimanere nella massima allerta, nel settore dei metalli industriali e del trade finance.
La fase dell’approvvigionamento dei metalli industriali rimane cruciale, l’attuale momento economico è poco sorprendente.
Lo scenario tecnico è cambiato, ora si osservano livelli inferiori e precisamente 1.0600 e 1.0400. Le prospettive di novembre appaiono davvero cupe.