Nel lavoro di consulente finanziario incontri clienti di tutti i tipi, è un’ottima professione per conoscere sempre diversi tipi di investitori.
C’è quello tranquillo in quasi tutte le situazioni, quello che ogni tanto ha delle preoccupazioni, quello che vuole sempre vedere il suo portafoglio solo crescere (anche se non è possibile) e quello che lascia lì i capitali e non gli interessa nulla di ciò che gli accade.
Tuttavia esiste anche un’ulteriore categoria di persone: quelli che non hanno in chiaro la differenza tra breve, medio e lungo termine. O meglio: si considerano di lungo termine, ma poi se in un momento particolare del mercato, come quello a cui stiamo assistendo, vedono i loro conti scendere allora cominciano ad entrare nel panico.
Questo è normale, fa parte della psicologia umana; si tratta di un elemento emotivo comune a tutti noi.
Ma come diciamo sempre gli investimenti devono essere seguiti in modo razionale. Farsi prendere dall’emotività è SBAGLIATO.
Il rischio è quello di prendere delle decisioni dettate dall’istinto, e non dalla strategia che ci si è dati all’inizio, e come possiamo immaginare questo non va bene.
Potremmo chiudere la puntata dicendo che è importante seguire la propria strategia dall’inizio alla fine, ma che valore aggiunto ci darebbe?
Per questo affrontiamo una delle sfaccettature che noi investitori dobbiamo sempre tenere in considerazione: parliamo della differenza degli orizzonti temporali, breve-medio-lungo e perché no, lunghissimo termine.
Prima di tutto, cos’è l’orizzonte temporale?
Si tratta di una prospettiva che come investitori ci diamo quando investiamo. Dire di non avere un orizzonte temporale è un problema perché senza non possiamo definire il nostro Portafoglio.
Facciamo un esempio pratico così da capirci: se io mi trovo davanti a due clienti, entrambi vogliono raggiungere Y e partono da X, ma uno dei due ha come orizzonte 5 anni mentre l’altro ne ha 10, non preparerò due Portafogli simili, ma neanche lontanamente; questo perché gli strumenti necessari, il rendimento atteso, il rischio che ci si può permettere di assumere per arrivare dal punto X al punto Y sono subordinati all’orizzonte temporale.
Che senso ha fare un Portafoglio 100% azionario quando possiamo raggiungere lo stesso obiettivo con un Portafoglio più bilanciato, abbassando il grado di volatilità?
Capita l’importanza di definire, autonomamente o con il proprio consulente, il proprio orizzonte temporale, capiamo ora quali siano dei macro-parametri ai quali possiamo fare affidamento, posto che non esiste una reale tabella Standard che valga per tutti; io vi dico quella che personalmente utilizzo da quando opero nei mercati finanziari.
Partiamo dal Breve Termine. Come possiamo immaginare un orizzonte di breve termine prevederà determinati tipi di ragionamenti; quando parliamo di breve facciamo riferimento ad un periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi. Poi c’è anche il Brevissimo Termine, spesso utilizzato da chi fa trading sui mercati, ma di cui non ci occuperemo in questo momento.
Dopodiché abbiamo il Medio Termine, 6-12 mesi e il Lungo Termine, oltre i 12 mesi.
Oltre i 5 anni a mio parere ha più senso parlare di Lunghissimo Termine, ma come ripeto si tratta di una scelta estremamente soggettiva.
Definiti gli orizzonti temporali possiamo vedere come ragiona un cattivo investitore e come dovrebbe ragionare un investitore consapevole. Facciamo l’esempio prendendo come riferimento l’inizio di maggio 2022, momento nel quale ci troviamo in un profondo bear Market con il Nasdaq che continua a scendere, mentre noi lo abbiamo in Portafoglio o stiamo pensando di entrarci.
Il ragionamento che viene fatto da un cattivo investitore è “a prescindere dal mio orizzonte temporale, dato che il Nasdaq sta perdendo è il momento di comprare”. Oppure viceversa “dato che il Nasdaq sta perdendo è il momento di vendere”.
Qualcuno potrà pensare “ma come? Hai detto uno l’opposto dell’altro, come possono essere dei ragionamenti entrambi sbagliati?”.
Questo perché nessuno dei due investitori ha posto come primario obiettivo il suo orizzonte temporale.
Se il mio orizzonte temporale è da qui ha 3 mesi, e non ci sono elementi che ci facciano vedere un’inversione di tendenza, per quale motivo avrebbe senso acquistare il Nasdaq anziché altro? Chi dice “perché siamo arrivati al punto più basso del mercato, ora risalirà” non sta facendo un buon ragionamento da investitore consapevole, perché si basa sul nulla, su sue personali intuizioni non basate su alcun fatto.
Ricordiamoci che un buon investimento non deve prevedere il futuro, si deve muovere basandosi sulle analisi e sui dati.
Viceversa un investitore che ha 5 anni davanti può sicuramente molto più permettersi di acquistare il Nasdaq a queste valutazioni, se le ritiene appropriate, perché non gli importerà se nei prossimi 3 mesi quell’asset continuerà a scendere, dato che ha una visione di lungo periodo rialzista.
Con questo non sto assolutamente dicendo che una persona non possa commettere errori, anzi; tuttavia bisogna ricordare sempre che ci sono errori ed errori. Una perdita ottenuta perché si è investito alla cieca non ha lo stesso peso di una perdita ottenuta dopo attente valutazioni.
Si tratta di un assunto banale, ma importante.
Dopodiché si possono fare anche dei ragionamenti più complessi, come l’essere ribassista nel breve periodo e rialzista nel lungo, quindi darsi un prezzo di entrata inferiore a quello attuale che si rispetterà nel momento in cui la valutazione del nostro asset arriverà a quei livelli, per poi entrare in ottica di lungo periodo.
Ma queste sono valutazioni che per farle è necessario studiare molto, oppure farsi assistere da un professionista esperto.