Giovedì 15 Novembre
Sono sessioni caratterizzate da una costante altalena di notizie, soprattutto relative alle vicende della Brexit, che mantengono alta lavolatilità sui mercati. Con il dollaro che sembra aver invertito la sua ascesa e qualche segnale distensivo tra US e Cina arrivato in notturna,gli indici azionari potrebbero ricevere un aiuto dopo i recenti ribassima in questo contestoil tonopuòcambiare molto velocemente. Oggi ci occupiamo anche di petrolio e bitcoin.
Brexit. Inutile fare la cronaca del susseguirsi continuo di headlines e dichiarazioni. Ieri (in tarda serata) abbiamo aggiunto un altro tassello di questo complicato puzzle. L’accordo raggiunto da Theresa May con l’Unione Europea ha ora il supporto del suo governo. Un risultato che era considerarsi probabile (il vero nodo sarà la ratifica parlamentare) ma non scontato. Le dichiarazioni di diversi ministri sono comunque state critiche rispetto alla situazione incuila Gran Bretagna si troveràse questi accordi verranno implementati il 29 marzo e il supporto è stato sostanzialmente concesso per ‘ragion di stato’. Dei ministri favorevoli all’uscita (Brexiteers) sembrerebbe che solo Michael Gove stia dando pieno supporto alla May. In ogni caso per ora il governo ha tenuto. Quanto il Primo Ministro aveva iniziato a delineare il piano di uscita con più dettaglio (la famosa riunione di Chequers) le dimissioni di Boris Johnson non erano arrivate immediatamente ma dopo 48 ore, per cui la situazione resta tutt’altro che stabile. L’accordo è stato reso pubblico ieri sera (https://www.gov.uk/government/publications/progress-on-the-uks-exit-from-and-future-relationship-with-the-european-union?utm_source=39814fd5-eaf8-454a-b68d-ed9768231370&utm_medium=email&utm_campaign=govuk-notifications&utm_content=immediate). Sono quasi 600 pagine per il trattato di uscita e 7 (!) per la dichiarazione politica sull’assetto futuro. Sarà fondamentale nelle prossime ore la reazione mediatica (sicuramente critica, ma quanto critica?) man mano che il documento verrà dissezionato e la (conseguente?) reazione politica. In particolare quella del gruppo parlamentare degli Unionisti (DUP), che con solo 10 deputati rischia di essere un fastidioso ago della bilancia per l’esecutivo inglese. La sostanza è che la rigidità dell’Europa nel difendere (comprensibilmente) i principi fondamentali dell’Unione ha sfornato un accordo in cui UK si troveràa tempo indeterminato in una situazione simile ma peggiore (stessi doveri ma meno diritti) rispetto a quella attuale e in una posizione negoziale indebolita al tavolo per meglio definire gli assetti futuri con l’Europa. Il fattore paura (scenari potenzialmente catastrofici di crollo del governo, elezioni anticipate, uscita senza accordo) resta un deterrente in grado di spingere ad accettareanche quello che si sta lentamente ma inesorabilmente rivelando un pessimo affare ma la partita èancora aperta e nessuno sviluppo può essere escluso.
Italia. La risposta del governo italiano alle richieste di modificare il budget 2019 è stata quella di confermare i numeri dichiarati in precedenza e contestati da Bruxelles (deficit a 2.4% e crescita all’1.5%). Le modifiche apportate sono state marginali. L’indebolimento dei governativi italiani èarrivato puntuale ma senza eccessi: lo spread (10Y vs Bund) dopo aver aperto in allargamento di 10bp ha ridotto il movimento per chiudere con un piùcontenuto +5bp (309bp). Dopo la lettera di risposta dell'esecutivo italiano alla Commissione Europea i governi di Austria e Olanda hanno chiesto esplicitamente una procedura per disavanzo eccessivo. Prossimi passi: lunedì19 i ministri europei si incontreranno a Bruxelles in vista della scadenza del 21 entro la qualela Commissione Europea dovràdecidere se avviare la procedura di infrazione. Il che sembra al momento molto probabile. Citando un recap di Banca IMI (LON:IMI): “entro due settimane si pronuncerà il Comitato economico europeo e successivamente la Commissione dovrà raccomandare eventuali misure correttive. L'Italia secondo queste misure dovrebbe essere chiamata a ridurre deficit e debito con l'obiettivo di una riduzione del debito stesso di 3.5 punti percentuali per tre anni consecutivi (target che consentirebbe all'Italia di uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo). Qualora il governo non proceda con le misure proposte dovrebbero scattare le sanzioni con il rischio che l'Italia possa dover accantonare un deposito infruttifero pari allo 0.2-0.5% del GDP”.
Petrolio. Non ne abbiamo parlato spesso ultimamente ma la price-action delle ultime settane necessita indubbiamente un commento.Il greggio sembrava lanciato verso nuovi massimi solo 6 settimane fa (piùomeno quando si sono visti anche i massimi a Wall Street) con qualche analista che chiamava i 100 dollari al barile (eil WTI che aveva fatto i massimi dell’anno a 77). Daallora una discesa ininterrotta fino a un crollo rovinoso (-8%) martedìper un complessivo -29% dalmassimodel 3 ottobreal minimo di 36 ore fa. L’esenzione dalle sanzioni per importazioni dall’Iran per 8 nazioni (tra cui l’Italia), un paio di tweet di Trump, dati che mostrano produzione ai massimi per US e Russia e un generale timore di rallentamento globale e conseguente calo della domanda sono tutti fattori che possono spiegare l’inversione di rotta. Ma per contestualizzare l’entitàdel movimento va detto che almeno la precipitosa parte finale ha tutta l’aria di essere la capitolazione di grandi posizioni speculative. Ieri è diventata molto popolare un analisi del blog The Macro Touristche ha sottolineato come il crollo del petrolio sia stato contemporaneo a uno strappo rialzista del Gas Naturale (che si vede anche nell’incredibile e insensata a livello fondamentale esplosione dello spread tra i contratti di marzo, su cui immagino si fossero concentrati i corti, e aprile 2019). Il Relative Value tra le due materie prime (lungo oil / corto NG) èstato a lungo un trade profittevole e diventato sempre popolare che ora viene chiuso, precipitosamente. A questi livelli credo ci sia del valore a comprare petrolio sfruttando l’ingiustificata ampiezza del movimento generata dalle stop-loss e il fatto che abbiamo raggiunto importanti livelli di supporto potenziale(massimi Q1 2017 e fibonacci 61.8% della salita degli ultimi 18 mesi).
Bitcoin. Un altro tema accantonato da molto tempo (da quando ho iniziato a ritenere l’universo delle crypto-currenciespiùsimile a un circo che a un mercato finanziario). Mi preme comunque segnalare che un livello che aveva fatto da supporto per diversi mesi (6200) e che aveva contribuito a ridurre massicciamente la volatilità, ha ieri ceduto di schianto innescando un movimento ribassista importante (-15%). Dietrologie e ipotesi complottiste si sono sprecate (https://www.nytimes.com/2018/01/31/technology/bitfinex-bitcoin-price.html) nel cercare di spiegare una price-action che èsembrata a lungo simile a quelle viste in passato nelle valute in cui le banche centrali hanno cercato di difendere dei livello (spesso senza successo). Potrebbe quindi essere una situazione interessante da monitorare nei suoi sviluppi.
In Asia si sta concludendo una sessione che potrebbe fornire supporto ai risky asset, anche se le evoluzione della Brexit resteranno presumibilmente il principale driver in orario europeo. Dati occupazionali australiani superiori alle attese e la notizia di potenziali concessioni che i cinesi sarebberopronti a mettere sul piatto in vista dell’incontro Xi-Trump (https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-11-14/china-said-to-outline-concessions-to-u-s-ahead-of-g20-talks) hanno contribuito a una buona performance delle piazze asiatiche (Hang Seng +1.7%, Shanghai Composite +1.4%, anche se per ora il rimbalzo del future dell’S&P 500 risulta modesto, +0.4%) e delle valute high-beta (con ovviamente l’AUD a fare da traino). Buona giornata.
Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.
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