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Chiusura della finestra di stimolo potrebbe segnalare una correzione del greggio

Pubblicato 24.02.2021, 13:16
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La legge di Newton dice che tutto quello che sale deve anche scendere. I long sul greggio non vogliono sentirne parlare, ovviamente.

Come il proverbiale gatto con tante vite, il rally del greggio è sopravvissuto ad un test fatale dopo l’altro.

 

Oil Daily

Grafico giornaliero del greggio

 

Il ritmo, ancora ben lontano da quanto desiderato, del lancio dei vaccini per il COVID-19 e la fragilità della ripresa statunitense dalla pandemia sono due esempi di sviluppi ammonitori che non hanno infastidito minimamente i tori del greggio.

Ciò che è notevole è l’indifferenza dimostrata dai long sul greggio nei confronti dell’anemica domanda di benzina, carburante per aerei ed oli combustibili pesanti, mentre il mondo continua a vedere sempre meno viaggi in auto, in aereo e in nave, rispettivamente, in confronto ad un anno fa.

Lo stesso gruppo invece si concentra sui cali settimanali del greggio USA che si registrano da fine gennaio. Le riduzioni delle scorte di greggio stanno avvenendo perché le raffinerie massimizzano la produzione di carburante in previsione di una maggiore domanda nei prossimi mesi, in basa agli obiettivi di immunizzazione del governo Biden e di altri governi.

Ad eccezione della Cina (e, in parte, dell’India) il resto del mondo, soprattutto gli Stati Uniti, sta vedendo una maggiore domanda implicita dalle raffinerie rispetto a quella degli utenti finali dei carburanti. Tuttavia, i prezzi sia del greggio che dei carburanti come la benzina sono scambiati ai massimi pre-pandemia.

Ciò non significa che i trader del greggio hanno ignorato completamente tutti gli aspetti negativi del mercato.

Venerdì scorso, i prezzi di riferimento sono scesi del massimo in un solo giorno da metà gennaio, con il greggio USA West Texas Intermediate che ha visto un crollo del 2% ed il londinese Brent dell’1,6%, nei timori che il freddo artico che ha sconvolto la produzione in Texas potesse portare ad un’interruzione della raffinazione, facendo aumentare le scorte di greggio.

 

Brent Daily

Grafico giornaliero Brent

 

Ma questi cali di prezzo sono pochi e ben lontani dagli altrimenti giganteschi guadagni che hanno fatto schizzare il valore del WTI e del Brent di almeno il 70% dalla fine di ottobre.

Ogni calo viene seguito da un rally persino maggiore

Spesso, ogni considerevole calo dei prezzi viene compensato da un rally persino maggiore nella seduta o nelle due sedute successive. Il selloff di venerdì, ad esempio, è stato eclissato dall’impennata del 4% di lunedì del WTI, nell’ottimismo per il piano di aiuti per il coronavirus da 1,9 mila miliardi di dollari proposto da Biden.

In effetti, sono state le aspettative per lo stimolo, insieme alla cuccagna dell’acquisto di bond e dei tassi di interesse vicini a zero della Federal Reserve dall’inizio della pandemia, ad aver creato una marea di soldi economici sui mercati. Il risultato è stato un travolgente rally dei titoli azionari e delle materie prime quasi di ogni tipo, grazie agli acquisti da parte di investitori di ogni tipo, dai trader giornalieri, agli hedge fund, ai gestori istituzionali.

Dal momento che questa gallina dalle uova d’oro è proprio ciò che sta continuando ad alimentare il rally delle materie prime, è probabile che la sua corsa possa incontrare un ostacolo quando il flusso di denaro sui mercati dovesse raggiungere un qualche tipo di picco temporale nelle menti degli investitori.

Concretamente, una correzione del greggio potrebbe essere innescata se la finestra dello stimolo di Biden dovesse chiudersi una volta arrivata al Congresso. O peggio, se la proposta dovesse saltare per qualche motivo al Senato, dove i Democratici che appoggiano il Presidente hanno una maggioranza di fatto di solo una persona. Fino ad allora, potremmo presumere che non avverrà alcun selloff significativo o prolungato del greggio.

Biden si è focalizzato sulla proposta di stimolo, mettendola in cima all’agenda nei suoi primi 100 giorni in carica, oltre al vaccinare il maggior numero di americani possibile. Ed i fan sia delle materie prime che di Wall Street (fatto salvo il selloff trainato dal NASDAQ) negli ultimi due giorni) hanno rimesso il loro destino nelle mani del Presidente.

L’obiettivo di metà marzo per lo stimolo potrebbe essere uno spunto per il greggio

Il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha scelto il 14 marzo come obiettivo per la scadenza della trasformazione in legge della proposta sul COVID-19 di Biden. E questa data potrebbe anche essere l’obiettivo per il rally del greggio per raggiungere un picco temporale e per l’avvio di un apprezzabile calo.

Ovviamente, nulla è certo, ed i prezzi degli energetici potrebbero andare in qualunque direzione nelle prossime tre settimane. Bank of America Merrill Lynch vede il Brent in salita fino al massimo di 70 dollari entro la fine del primo trimestre. Goldman Sachs, intanto, pensa che il riferimento del greggio globale raggiungerà i 75 dollari entro il terzo trimestre.

Potenziali aumenti delle scorte di greggio nella prossima settimana o due potrebbero pesare sui prezzi, soprattutto se le raffinerie in Texas dovessero metterci più del previsto a riprendersi dalla peggiore tempesta di neve in tre decenni che ha colpito il cuore del settore energetico USA.

E c’è anche l’altra importante questione di cosa potrebbe succedere tra USA ed Iran nelle prossime settimane, nel corso dei negoziati per permettere a Teheran di esportare nuovamente greggio nel mondo senza le sanzioni dell’era Trump.

Ovviamente, il dilemma in questo caso sarà capire se la Repubblica Islamica prima accetterà la richiesta di Biden di fermare l’arricchimento di uranio (cioè la costruzione di una bomba atomica), presupposto necessario per stringere un accordo con la Casa Bianca.

Al picco, l’Iran produceva ben 4,0 milioni di barili al giorno e ne esportava circa la metà, prima delle sanzioni del 2018 imposte da Trump.

Ma molti, compresa Goldman Sachs, stanno sminuendo il potenziale impatto di un ritorno dell’Iran sul mercato delle esportazioni petrolifere. In una nota pubblicata nel weekend, la banca di Wall Street scrive:

“In particolare, la ripresa delle esportazioni iraniane probabilmente impiegherà mesi e sarà ulteriormente accolta all’interno della nostra previsione di aumento aggressivo della produzione OPEC+ quest’estate”.

“Ciò rafforza la nostra convinzione di un mercato petrolifero inasprito quest’estate, quando ci aspettiamo che le scorte OCSE si normalizzino”, aggiunge, riferendosi alle scorte dei paesi più sviluppati del mondo.

Si aggiungono ai timori il nuovo patto OPEC+ e cosa potrebbe comportare un greggio a 65 dollari per lo scisto USA

La produzione OPEC+ a cui si riferisce Goldman Sachs si collega alle osservazioni rese all’inizio della settimana dal mio college Geoffrey Smith sull’apparentemente infinito rally del greggio.

Nell’articolo si sottolineava come la Russia stia già spingendo per un grande aumento della produzione, in occasione della revisione mensile, la prossima settimana, del patto sulla produzione siglato dal gruppo allargato dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio, noto come OPEC+, del quale Mosca è un importante alleato.

Quando il gruppo si incontrerà ad aprile per fissare dei nuovi livelli di produzione, il suo leader, l’Arabia Saudita, inevitabilmente vorrà annullare il taglio unilaterale da un milione di barili al giorno che aveva adottato per preservare un’unità che stava già scricchiolando un mese fa.

Per intenderci, Arabia Saudita e Russia sono riuscite a mettere da parte la loro rivalità e si sono attenute ai tagli alla produzione promessi. Nel complesso, l’OPEC+ sta limitando oltre 6 milioni di barili al giorno di capacità di produzione. Di conseguenza, le scorte mondiali, che avevano segnato livelli record quando la domanda era crollata l’estate scorsa, dovrebbero tornare alla media quinquennale entro la metà dell’anno, in base all’ultimo report mensile dell’Agenzia Internazionale per l’Energia.

Gli aumenti dell’OPEC+ potrebbero spingere i produttori di scisto USA ad aumentare per la prima volta in un anno la loro produzione, che sta scendendo dopo aver segnato il massimo storico di 13,1 milioni di barili al giorno nel marzo 2020. Sebbene i produttori di scisto siano ancora in modalità “preservazione della liquidità”, la vista del WTI e del Brent scambiati a quasi 65 dollari sarebbe decisamente un incoraggiamento ad aggiungere barili, nota Smith.

Se il greggio dovesse entrare in una fase di selloff, quanto in basso potrebbe arrivare tecnicamente?

Sunil Kumar Dixit di SK Dixit Charting a Kolkata, India, fornisce alcuni suggerimenti, con il WTI al minimo di 51,60 dollari ed il Brent a 58,30 dollari, spiegando che entrambi si stanno spingendo tecnicamente troppo oltre da mesi.

Aggiunge Dixit:

“Un’infrazione sotto il minimo del 19 febbraio del WTI di 58,57 dollari coinciderà con la banda di Bollinger media e la media mobile semplice su 20 giorni sul suo grafico giornaliero.

“Sarà seguito dal minimo del 12 febbraio di 57,39 dollari, che molto probabilmente innescherà un ciclo di correzione, spingendo il WTI alla media mobile esponenziale (EMA) su 10 settimane di 55,10 dollari ed alla EMA su 50 giorni di 54,77 dollari. Il selloff potrebbe estendersi all’area di supporto orizzontale di 53,77 - 51,60 dollari”.

Per quanto riguarda il Brent, afferma che i segnali di debolezza iniziano “con un breakdown sotto 62,30 dollari per ritestare ancora più sotto la media mobile semplice su 200 settimane di 58,30 dollari”.

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. In quanto analista di Investing.com, presenta opinioni differenti e variabili di mercato.

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