- La BCE ha annunciato l’aumento dei tassi più alto della storia
- La Fed dovrebbe seguirla a ruota ed alzare i tassi di 75bps nel vertice di settembre
- Il dollaro e il settore bancario globale sono tra i più avvantaggiati in questo contesto
- Lo yen giapponese si è indebolito contro il dollaro, raggiungendo il minimo dall’agosto 1998 ed estendendo il deprezzamento sull’anno in corso ad oltre il 20%, per la differenza di politica monetaria tra la Fed e la Banca del Giappone.
- La sterlina resta vicino a 1,15 dollari, il minimo dal 1985.
- L’euro è sceso sotto 0,99 dollari per la prima volta in quasi 20 anni.
- WisdomTree Bloomberg U.S. Dollar Bullish Fund (NYSE:USDU)
- Invesco DB U.S. Dollar Index Bullish Fund (NYSE:UUP)
- Euro 57,6%
- Yen giapponese 13,6%
- Sterlina britannica 11,9%.
- Dollaro canadese 9,1%.
- Corona svedese 4,2%
- Franco svizzero 3,6%
Come approfittare della forza del dollaro
Il dollaro resta una delle valute più forti finora quest’anno.
I motivi principali del rally della valuta statunitense sono gli aggressivi aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve e il fatto che il biglietto verde sia un asset rifugio in un anno complicato.
Tre fattori aiutano a dimostrare questa idea:
Tramite ETF e fondi:
USDU è un exchange-traded fund statunitense. Il fondo è gestito attivamente e punta a fornire un ritorno totale, al netto delle spese, che superi la performance dell’indice Bloomberg Dollar Total Return Index.
È strutturato per beneficiare dell’apprezzamento del dollaro contro un paniere di valute globali.
La tariffa è 0,5%, ed è stato lanciato il 18 dicembre 2013.
Finora nel 2022 i ritorni sono +11,86%.
Il fondo è pensato per quegli investitori che vogliono un modo comodo per investire e replicare il valore del dollaro rispetto ad un paniere composto dalle sei maggiori valute mondiali: euro, yen giapponese, sterlina, dollaro canadese, corona svedese e franco svizzero.
È stato lanciato il 20 febbraio 2007 e la commissione è dello 0,75%.
Quest’anno, ha accumulato +14,90%.
Tramite l’indice del dollaro
L’indice del dollaro misura il valore del biglietto verde rispetto al valore di una serie di valute appartenenti ai principali partner commerciali degli Stati Uniti.
Rappresenta dunque una media pesata del valore del dollaro contro queste monete:
Quindi l’indice consente agli investitori di vedere l’evoluzione del biglietto verde in relazione ad un gruppo di monete.
Dal suo lancio, nel 1973, l’indice è salito e sceso bruscamente, raggiungendo il massimo nel febbraio 1985 con un valore di 164,72 ed il minimo nel marzo 2008 con un valore di 70,698.
Si può scambiare l’indice tramite i future e le dinamiche sono le stesse degli investimenti con future in altri mercati.
L’indice del dollaro continua a guadagnare terreno ed è sopra 110, raggiungendo livelli che non si vedevano dal giugno 2002.
Approfittare del settore bancario globale
Il settore bancario è il più favorito dall’aumento dei tassi di interesse dal momento che le banche aumentano il margine di intermediazione, cioè la differenza tra gli interessi pagati dalle banche a chi prende in prestito e gli interessi applicati a chi presta.
Vediamo due fondi:
- Algebris Ucits Funds Plc - Algebris Financial Income Fund I Usd Inc
Il gestore del fondo investe sul settore bancario, in banche di tutto il mondo, in modo che chi detiene una quota possa anche trarre vantaggio dagli aumenti dei tassi di interesse di altre banche centrali al di fuori dell’Europa.
Il fondo è stato creato il 17 aprile 2015 e il suo riferimento è Lyxor MSCI World Financials (SIX:LYFINW).
La distribuzione geografica è diversificata: Stati Uniti (44%), zona euro (35,81%), Regno Unito (9,58%), Asia (4,82%) ed America Latina (2,23%).
La tariffa è dell’1,02% e la performance sugli ultimi 12 mesi è del 4%.
Il fondo punta a fornire agli investitori una crescita del capitale a lungo termine, investendo principalmente su titoli di compagnie in tutto il mondo che offrono servizi finanziari.
È stato creato il 20 aprile 2016 e il ritorno annuo su 3 anni è dell’8,59%.
Il suo riferimento è l’indice MSCI ACWI Financials, e la tariffa è dell’1,91%. La sua distribuzione geografica è: Stati Uniti (60,6%), Regno Unito (10,02%), zona euro (9,52%) ed Asia (10,41%).
Nota: L’autore al momento non possiede nessuno degli asset menzionati nell’articolo.