L’indice tedesco IFO sul clima delle aziende, diffuso lunedì, ha fatto registrare un ribasso, attestandosi a 106,6 punti ad aprile rispetto ai 107,1 delle previsioni medie e sotto i 106,7 punti del rilevamento precedente, perché il rallentamento dell’economia globale pesa sugli umori della Germania.
Ciò nonostante, pare che l’indice si sia in qualche modo stabilizzato rispetto a febbraio, quando si attestò ai minimi dal dicembre del 2014. Fatta eccezione per il dollaro neozelandese, gran parte delle valute G10 si è mossa lateralmente durante la seduta asiatica.
Dopo aver guadagnato lo 0,50% nella seduta di lunedì sull’onda del deludente IFO tedesco, a Tokyo la coppia EUR/USD si è mossa all’interno della fascia compresa fra 1,1257 e 1,1276. Al ribasso si osserva un supporto a 1,1217 (minimo 24 aprile), al rialzo la resistenza più vicina giace invece a 1,1465 (massimo 12 aprile). Nei prossimi giorni, la coppia dovrebbe continuare a muoversi lateralmente, perché gli operatori sembrano restii a costruire posizioni consistenti prima della riunione del FOMC di mercoledì.
Nonostante l’aumento dei rendimenti dei titoli USA a scadenza breve, da lunedì la coppia USD/JPY si muove all’insegna di un tono ribassista, perché gli operatori sono sempre più convinti che la BoJ giovedì non interverrà, mentre l’incertezza è piuttosto elevata in tutta l’area del Pacifico.
Infatti, anche se è certo che la Fed manterrà invariati i tassi sui fondi federali, il comunicato che accompagnerà la decisione sarà cruciale per valutare la probabilità di un rialzo del tasso a giugno. La coppia USD/JPY ha raggiunto quota 110,78 a Tokyo, in calo rispetto al livello a 111,30 segnato all’inizio della seduta asiatica.
Nella notte, il dollaro neozelandese è salito bruscamente, la coppia NZD/USD ha guadagnato lo 0,29%, attestandosi a 0,6880, perché, alla riunione di giovedì, la banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand) dovrebbe mantenere il tasso OCR invariato al 2,25%. In generale, il kiwi ha continuato a consolidarsi intorno a 0,6850-0,6880 dopo aver ceduto quasi il 3% nel giro di una settimana, perché il rally delle materie prime ha perso slancio. Dal punto di vista tecnico, la coppia sta testando il minimo del canale di trend rialzista in atto da mesi, dopo essere scesa di nuovo sotto la forte resistenza a 0,98 (massimi precedenti e livelli psicologici). In assenza di nuove pressioni al rialzo sui prezzi delle materie prime, non vediamo ragioni per un ulteriore apprezzamento dell’NZD.
Sul fronte azionario, stamattina gli indici regionali asiatici sono contrastati, le piazze giapponesi sono in calo, il Nikkei e il Topix cedono rispettivamente lo 0,49% e lo 0,72%, mentre nella Cina continentale gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente lo 0,37% e lo 0,89%. A Hong Kong, l’Hang Seng ha ceduto lo 0,44%, mentre il Kospi sudcoreano ha chiuso in rialzo dello 0,25%, perché la stima sul PIL del primo trimestre ha mostrato una crescita del 2,7% a/a dell’economia sudcoreana, in linea con le attese. In Europa, i future sugli indici azionari si muovono in territorio positivo, suggerendo un’apertura in rialzo.
Oggi gli operatori monitoreranno l’IPP in Svezia; gli ordini di beni durevoli, l’indice S&P/Case Shiller, i PMI di Markit, l’indice sulla fiducia dei consumatori e l’indice sul manifatturiero della Fed di Richmond negli USA.