In Asia, in avvio di seduta la sterlina è crollata di 770 pip contro l’USD, ossia del 6,15%, raggiungendo il livello minimo dal marzo del 1985.
Il crollo lampo (il cosiddetto “flash crash”) ha spinto la valuta fino a un minimo di 1,1841 USD, poi la divisa è rimbalzata sopra la soglia a 1,24.
Circolano molte voci sulle motivazioni del crollo e su ciò che ha innescato un’ondata di ordini di stop loss: alcuni parlano di errore umano (cosiddetto “fat finger”), altri di un errore dovuto al sistema di negoziazioni basato sugli algoritmi.
La scarsa volatilità non è stata certo d’aiuto.
L’incertezza sulla Brexit rimarrà il catalizzatore principale per la sterlina.
Negli ultimi giorni, sul mercato è aumentato il nervosismo per il potenziale crollo della GBP perché è lievitato il prezzo delle opzioni put. Facciamo fatica a diventare rialzisti sulla sterlina e puntare su un’inversione perché non c’è chiarezza sul futuro.
Abbiamo, però, la sensazione che la sterlina sia ipervenduta, perché gli investitori brancolano nel buio in assenza di precedenti storici.
È una reazione dettata dalla paura, non sostenuta dai fondamentali. Considerando la quantità di stop loss e di opzioni put che si aggirano intorno a 1,20 e sotto questo livello, non ci sorprenderebbe assistere a un altro crollo lampo.
L’EUR/USD ha continuato a cedere terreno e ha violato al ribasso il supporto a 1,1123 (minimo 31 agosto), toccando un minimo di 1,1110 a Tokyo prima di stabilizzarsi intorno a 1,1120. La moneta unica continuerà a soffrire per le ricadute della Brexit, viste le forti relazioni economiche fra il Regno Unito e l’UE. Dopo aver infranto le medie mobili a 50 e 100 giorni nelle ultime due sedute, la coppia di valute ora si dirige verso il supporto costituito dal minimo del canale di trend ascendente intorno a 1,11. Si tratta dell’ultimo forte supporto prima di 1,09 e 1,08.
La corona norvegese ha subito un colpo in avvio di seduta europea, dopo che la produzione industriale è crollata inaspettatamente ad agosto, contraendosi del 4,7% m/m rispetto al +4,7% registrato il mese scorso.
Da ieri l’USD/NOK ha guadagnato lo 0,50% e ha toccato quota 8,0953.
Dopo aver guadagnato più del 10% contro il biglietto verde sull’onda dell’aumento dei prezzi del petrolio e del rinvio del rialzo dei tassi negli USA, il rally sta perdendo slancio.
Oggi gli operatori monitoreranno la riserva valutaria in Svizzera; la produzione industriale in Spagna; l’indice Halifax sui prezzi delle abitazioni, la produzione industriale e manifatturiera e la bilancia commerciale nel Regno Unito; il rapporto sull’inflazione in Brasile; il rapporto sull’occupazione in Canada; il tasso di disoccupazione, la crescita delle retribuzioni, la variazione nelle buste paga non agricole e il tasso di partecipazione negli USA.