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Dal greggio all’oro, sarà la Cina ad avere l’ultima parola

Pubblicato 04.03.2019, 16:23
Aggiornato 02.09.2020, 08:05
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Sarà la Cina o l’OPEC a determinare la direzione dei prezzi del greggio? E per l’oro sarà la Cina o la Federal Reserve?

Con i prezzi di oro e greggio che toccano punti di inflessione dopo i recenti massimi, l’unico fattore di influenza sulle materie prime che gli investitori non perdono di vista è la Cina.

Essendo la principale economia dopo gli Stati Uniti ed il primo consumatore di greggio, metalli e cereali, la Cina ha virtualmente l’ultima parola sulla domanda globale di materie prime.

Sebbene tale situazione sia stata una pacchia per le materie prime negli ultimi due decenni, quando l’economia di Pechino cresceva al tasso annuo medio di oltre il 9%, ora si tratta invece di una sorta di maledizione, dopo lo scontro commerciale con gli Stati Uniti nel corso dell’ultimo anno che ha inserito il paese nella traiettoria di crescita più lenta degli ultimi 28 anni.

WTI 300-Min Chart

Sicuramente, il greggio sta segnando uno degli inizi d’anno migliori, con il riferimento USA West Texas Intermediate ed il britannico Brent schizzati ciascuno di oltre il 20% in reazione ai tagli della produzione da parte dell’alleanza OPEC+ composta da 25 produttori ed alla riduzione della produzione causata dalle sanzioni USA sul greggio di Venezuela ed Iran.

Anche la rassicurazione della Fed, che ha promesso di essere paziente con gli aumenti dei tassi dopo i quattro dell’anno scorso, ha contribuito a spingere i soldi degli hedge fund sul greggio.

La Cina controbilancia il rialzismo dell’OPEC

Ciononostante, i prezzi del greggio hanno registrato il primo calo settimanale la scorsa settimana, dopo un’impennata di quattro settimane, sulla scia dei dati industriali cinesi deboli. Il Rappresentante per il Commercio USA Robert Lighthizer ha contribuito alla costernazione degli investitori quando ha affermato che il governo Trump stava avendo dei problemi nel raggiungere un accordo commerciale con Pechino.

Malgrado i dati da cui sono emersi consumi sorprendentemente alti di greggio, benzina e prodotti raffinati, compreso il gasolio, nella settimana precedente, sono aumentati i timori per la domanda di greggio.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia ha affermato che quest’anno il mercato petrolifero globale potrebbe faticare ad assorbire la produzione al di fuori dell’OPEC, con in testa la produzione USA che dovrebbe segnare il record mondiale di 13 milioni di barili al giorno entro la fine del 2020. La crescita della domanda per il 2019 dovrebbe essere di 1,4 milioni di barili al giorno, rispetto ad una crescita della produzione di 1,8 milioni, secondo l’EIA.

Dominick Chirichella, direttore del rischio e del trading dell’Energy Management Institute di New York, afferma:

“Ritengo che i partecipanti al mercato del greggio siano sempre più preoccupati per lo stato di salute dell’economia globale e, in effetti, si prospetta un rallentamento all’orizzonte, che non promette bene per la crescita della domanda petrolifera e, di conseguenza, per l’aumento dei prezzi del greggio”.

Chirichella ha spiegato che la continua erosione dell’indice PMI manifatturiero cinese negli ultimi tre mesi e i minimi di 2 anni e mezzo recentemente toccati dai dati USA sull’indice PMI sono stati i livelli critici per il selloff della scorsa settimana del greggio.

Un punto critico di questa settimana sarà vedere se il WTI scenderà sotto i 52 dollari, un movimento che potrebbe portare il mercato giù fino al minimo di dicembre di 43 dollari, avverte John Kilduff, socio fondatore dell’hedge fund energetico di New York Again Capital.

Il riferimento USA si è attestato a 55,80 dollari venerdì. Gli analisti tecnici di Investing.com consigliano “Buy” nelle previsioni giornaliere, fissando la resistenza di Fibonacci più forte per il WTI a 58,73 dollari e il supporto a 54,11 dollari.

Kilduff ha riferito a CNBC Television che il rallentamento della crescita globale, specialmente in Asia, la determinazione dell’Arabia Saudita nell’aumentare i tagli alla produzione e l’aumento delle tensioni tra India e Pakistan potrebbero danneggiare la domanda di greggio a breve termine.

Aggiunge:

“Il vero punto critico per il greggio è l’Asia e la domanda asiatica, e i dati economici pubblicati dall’Asia sono stati piuttosto deboli. Non sono sicuro che un accordo commerciale con la Cina possa bastare a migliorare le sorti del paese”.

Il dollaro surclassa l’oro come rifugio dai problemi USA-Cina

I timori per la Cina stanno anche aiutando il dollaro a spodestare l’oro.

Gold 60-Min Chart

I future dell’oro sulla divisione Comex a New York sono crollati del 2,5% la settimana scorsa, segnando la perdita settimanale peggiore in sei mesi, scendendo sotto il livello chiave di 1.300 dollari sopra a cui restavano dal 20 gennaio. Rimangono sotto questa soglia anche questo lunedì, oscillando a 1.298 dollari negli scambi asiatici.

Gli analisti tecnici di Investing.com consigliano “Strong Sell” nelle previsioni giornaliere sull’oro Comex, prevedendo il supporto immediato più forte a 1.291,85 dollari.

Il crollo del mercato dell’oro ha stupito gli appassionati, con le banche centrali che hanno aggressivamente comprato lingotti nelle ultime settimane nei timori per la Brexit e per altri problemi globali.

Al contrario, l’indice del dollaro è stabile a 96,33 questa mattina dopo essere schizzato al massimo di due settimane nella seduta precedente, con il biglietto verde che ha riconquistato il ruolo di miglior rifugio dal conflitto USA-Cina. Mentre qualcuno ha contato sull’oro come rifugio dallo scontro commerciale, il dollaro ha avuto la posizione migliore.

Ciononostante, alcuni analisti affermano che il tonfo dell’oro è stato esagerato e prevedono presto un ritorno ai livelli di 1.300 dollari.

Walter Pehowich, vice presidente esecutivo di Dillon Gage Metals ad Addison, in Texas, scrive in un commento:

“Per gli appassionati del metallo prezioso che usano il dollar cost averaging per operare sul mercato dell’oro, questo calo rappresenta solo un’altra opportunità per trarre vantaggio da un prodotto che ha ancora del potenziale rialzista”.

“Il debito globale significativo, gli scontri commerciali, la pausa negli aumenti dei tassi e il rallentamento economico dovrebbero aiutare il prezzo a lungo termine”.

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