Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
Per la prima volta dopo lo shutdown del governo, l’S&P 500 ha chiuso in territorio negativo. Il calo è coinciso con la debolezza di gran parte delle principali valute. Verrebbe quasi naturale imputare questo calo del sentimento e dei titoli al calo maggiore del previsto delle vendite di case esistenti, tuttavia i future erano in territorio negativo ben prima del rilascio dei dati. Con lo shutdown del governo giunto al sue 32esimo giorno, il costo per l’economia potrebbe superare i 5 miliardi di dollari e l’impatto economico sarà sicuramente maggiore rispetto agli anni precedenti, con i lavoratori senza paga che non riescono davvero ad arrivare alla fine del mese. Nonostante tutto questo, c’è da dire che lo shutdown ha spinto il dollaro USA e i titoli perché si sa che è una buona notizia quando non ci sono notizie. Infatti, il ritardo con cui sono stati rilasciati i dati che avrebbero confermato il rallentamento dell’economia ha contribuito a stabilizzare l’inizio dell’anno. Ma i report rilasciati martedì ci ricordano che la combinazione tra aumento dei tassi di interesse e tensioni commerciali pesa sull’economia. Secondo il Financial Times, l’amministrazione Trump avrebbe rifiutato la proposta della Cina di avviare dei dialoghi preparatori in vista della visita del Vice Premier Liu He attesa per fine mese. Questo ci fa pensare che non sono stati fatti ancora abbastanza progressi e che la richiesta di estradizione del CFO di Huawei non aiuta di certo a distendere gli animi. Il dollaro australiano ha accusato pesantemente il colpo di questi ultimi sviluppi ed il cambio AUD/USD è crollato al minimo di due settimane.
Il dollaro neozelandese ha cancellato le perdite precedenti ed ha chiuso la giornata in territorio positivo dopo i dati positive sull’inflazione. I prezzi al consumo sono saliti dello 0,1% nel quarto trimestre e nonostante l’aumento sia stato decisamente inferiore a quello registrato nel terzo trimestre, quando l’IPC è salito dello 0,9%, il dato ha superato le attese di uno 0%. L’aumento ha sostenuto anche l’IPC su base annua rimasto stabile all’1,9%, mentre si attendeva un calo all’1,8%. Il dollaro canadese, ha registrato il maggiore calo giornaliero dell’anno ed il cambio USD/CAD è scambiato sopra l’1,33. Nella giornata di mercoledì sono attesi i dati sulle vendite al dettaglio e nonostante un mercato del lavoro piuttosto in salute, il brusco calo delle vendite all’ingrosso fa pensare a dati deboli sui consumi. Oltre che dal report sulle vendite all’ingrosso, il cambio USD/CAD è stato sostenuto dal calo delle vendite del comparto manifatturiero e dal calo dei prezzi del petrolio.
Malgrado tutti i problemi legati alla Brexit nel Regno Unito, la sterlina è salita sulla scia dei dati positivi sul mercato del lavoro. Non solo le richieste di disoccupazione sono salite meno del previsto il mese scorso, ma anche la retribuzione settimanale media è cresciuta del 3,4% rispetto al 3,3% previsto e il tasso di disoccupazione è sceso al 4% dal 4,1%. Difficile capire perché i trader delle valute non siano rimasti delusi dal Piano B di Theresa May, che sembra molto simile al Piano A e non prevede la tanto necessaria richiesta di estendere l’Articolo 50. Come ha scritto il nostro collega Boris Schlossberg, i riflettori restano puntati sulle trattative per la Brexit, così tanto raffazzonate alla meno peggio dal Primo Ministro May che comincia ad aleggiare l’idea un possibile secondo referendum. I mercati hanno ormai del tutto scartato la prospettiva di una “hard” Brexit, sebbene persista il rischio politico e la volatilità sia certamente destinata a salire se non si farà chiarezza una volta per tutte. Ultimo aspetto, ma non meno importante, i dati misti dell’istituto ZEW che oggi hanno frenato l’euro. Sebbene la componente delle aspettative dell’indice tedesco ZEW sia migliorata, l’indice sulle condizioni attuali è sceso bruscamente.