I prezzi del greggio questa settimana saranno influenzati dal report sulle scorte del governo USA. Invece, i mercati dell’oro seguiranno da vicino l’indice sui prezzi al consumo (IPC).
Il greggio ha vissuto una straordinaria settimana di apertura dell’anno, con un rally del 5%, ironicamente sulla scia dei piani di una produzione maggiore dell’OPEC rispetto ad un’eccedenza della domanda. I problemi delle forniture in Libia e Kazakistan sono stati in parte responsabili del rialzo. Ma il grosso dei guadagni è arrivato in scia alla decisione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e dei suoi alleati (gruppo noto come OPEC+) di aggiungere 400.000 barili al giorno di produzione da febbraio.
La stretta che l’OPEC+ opera sulle economie che hanno bisogno di più petrolio nella ripresa dalla pandemia ha creato una situazione straordinaria in cui gli aumenti della produzione da parte del gruppo vengono celebrati come eventi di domanda.
L’attenzione del petrolio potrebbe tornare tutta sull’EIA questa settimana
Ad ogni modo, con l’OPEC+ che ha finito per questo mese, le scorte libiche che si stanno normalizzando dopo un danno alle condotte e la situazione in Kazakistan che si sta stabilizzando, con il Presidente in carica dopo i recenti scontri, l’attenzione questa settimana dovrebbe tornare ai dati sulle scorte che vengono pubblicati ogni mercoledì dalla Energy Information Administration (EIA) USA.
La scorsa settimana, l’EIA ha riportato un aumento delle scorte di benzina di 10,13 milioni di barili, il più alto in 21 mesi. Sono salite anche le scorte di prodotti raffinati, tre volte più del previsto, mentre l’utilizzo delle scorte di greggio ha deluso, contro ogni aspettativa. Normalmente, i prezzi del greggio non rimbalzano del 5% in una settimana con dati simili. Ma, come abbiamo detto, ci troviamo in tempi straordinari nel mondo dell’energia e queste assurdità devono essere comprese, o almeno tollerate.
Per alcuni analisti, tuttavia, uno dei motivi dell’impennata delle scorte di carburante la scorsa settimana è stato che chi aveva barili di petrolio li ha scaricati alle raffinerie per farli trasformare in prodotti ed evitare le tasse sul greggio di fine anno 2021.
Inoltre, parte del fervore per il petrolio la scorsa settimana è stato alimentato dalla previsione che il dato sull’occupazione USA di dicembre, pubblicato venerdì scorso, sarebbe stato ottimo. È stato invece una delusione.
Il West Texas Intermediate, il riferimento del greggio USA, si è attestato a 78,90 dollari al barile la scorsa settimana. Alle 00:30 di New York questo lunedì il WTI oscillava sopra i 79 dollari negli scambi asiatici.
Il londinese Brent, il riferimento globale, ha chiuso venerdì ad 81,75 dollari, attestandosi poco sotto gli 81,90 dollari nella seduta asiatica di questo lunedì.
Sulla settimana, il Brent è balzato del 5%, salendo per la terza settimana di fila in un rialzo finora pari al 10%.
L’oro dipenderà dalla lettura dell’indice IPC USA
La direzione del prezzo dell’oro probabilmente dipenderà dal dato IPC USA di mercoledì. Nell’ultima lettura, l’indice IPC è schizzato del 6,8% sull’anno a novembre, il tasso più rapido degli ultimi 40 anni.
Il contratto più attivo dei future dell’oro sul COMEX a New York, quello di febbraio, si è attestato a 1.797,40 dollari venerdì, in calo dell’1,7% sulla settimana, il tonfo settimanale maggiore da novembre. Negli scambi asiatici del primo pomeriggio, questo lunedì, oscilla intorno ai 1.792 dollari.
Per gli analisti, l’oro si trova ad un punto di inflessione dove potrebbe vedere un break-out e continuare a seguire il tema dell’inflazione USA o crollare sotto il peso dell’aumento dei rendimenti USA e del dollaro.
Sebbene l’oro fatichi sotto il livello dei 1.800 dollari e le medie mobili semplici su 50 e su 200 giorni, “un continuo sell-off sembra meno probabile”, spiega Ed Moya, analista della piattaforma di trading online OANDA. Ma ammette che “se il trend ribassista dovesse riprendere la prossima settimana, potrebbero arrivare dei compratori nell’area dei 1.770 dollari”.
L’oro ha tentato invano di infrangere la resistenza dei 1.830 dollari più volte da novembre.
E il muro dei 1.830 dollari potrebbe essere una fermata a lungo termine adesso.
“Se non dovesse riuscire a restare sopra i 1.797 dollari, potrebbero riprendere le vendite per ritestare il minimo di 1.782 dollari e portare il ribasso ai 1.770-1.768 dollari”, dice Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting.com. “Sarebbe il livello di Fibonacci del 61,8% del ritracciamento. La zona 1.770-1.768 dollari è chiave per una forte oscillazione sotto i 1.753 dollari”.
Ma Dixit spiega che l’oro ha anche una lettura stocastica oversold sul grafico giornaliero ed una chiusura positiva sul grafico giornaliero che potrebbero innescare una ripresa se i prezzi fossero supportati sopra i 1.798 dollari.
“Potrebbe testare i 1.810 dollari come primo obiettivo e poi procedere verso i 1.825 dollari su acquisti consistenti”, aggiunge.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.