- I titoli energetici superano il mercato azionario
- Il greggio è sceso al minimo da gennaio, risulta ora in calo su base annua
- Possibile supporto a lungo termine sul grafico, potenziali fattori fondamentali bullish
È stato un anno straordinario per gli energetici. L’Energy Select Sector SPDR (XLE) è schizzato del 66% finora nel 2022. L’SPDR S&P Oil & Gas Exploration & Production ETF (XOP) ha segnato +50%, mentre il VanEck Oil Services ETF (OIH) +57%.
Non sorprende che il recente tonfo del prezzo del petrolio sia risultato in previsioni sull’inflazione più ottimistiche da parte dei trader.
I titoli energetici continuano a funzionare nonostante il petrolio in discesa
Fonte: Stockcharts.com
Alla chiusura di mercoledì scorso, sia il tasso di inflazione di pareggio a 5 anni forward che il “5y5y” che misura l’inflazione prevista su un orizzonte a 5-10 anni, si attestavano poco sopra il 2,3%. Le prospettive più rosee per i prezzi al consumo arrivano in scia al report sull’indice IPC di ottobre migliore del previsto, che ha fatto schizzare i titoli azionari. Ma entra ora in gioco un altro fattore, che potrebbe limitare l’aumento dei costi nell’economia e nel mondo.
Si raffreddano le aspettative sull’inflazione: quasi il 2,3% nei prossimi 10 anni
Fonte: Federal Reserve di St. Louis
Il greggio West Texas Intermediate ha chiuso la scorsa settimana al minimo dal 3 gennaio. Allo stesso modo, i future della benzina si sono attestati al minimo dal primo mese del 2022. Il petrolio ora risulta modestamente negativo rispetto ad un anno fa, nonostante i tassi di inflazione ai massimi di quattro decenni e gli sconvolgimenti legati all’invasione russa dell’Ucraina.
Future del greggio: -3% yoy
Fonte: TradingView
Vediamo dove potrebbe andare il petrolio da qui. C’è molto spazio di ribasso? Se sì, quale sarebbe un buon livello a cui cominciare a pensare di nuovo a una long?
Vedo un importante supporto nel range 62-66 dollari. Notiamo nel grafico che il WTI ha un volume significativo per prezzo in quell’area. È anche dove abbiamo visto la parte superiore del WTI dai minimi del 2019 ai massimi di inizio 2020. Infine, c’erano un paio di cali intorno ai 60 dollari l’anno scorso: l’idea è che quest’area aveva attratto i compratori allora e lo farà ancora una volta.
Il supporto del WTI nella parte medio-bassa dei 60 dollari
Fonte: Stockcharts.com
L’ipotesi tecnica bearish per il petrolio è che la dma su 200 a lungo termine stia passando e che la media mobile su 50 giorni, più corta, sia decisamente inclinata negativamente. Dopo non essere riuscito a segnare un nuovo massimo nel secondo trimestre, lo slancio è stato dalla parte degli orsi. Non riuscire a superare i 95 dollari è un altro tasto dolente. Se dovessimo vedere un rimbalzo nella parte medio-bassa dei 60 dollari, aspettiamoci una resistenza intorno a 76 dollari.
Un supporto fondamentale potrebbe arrivare da una riapertura in Cina, o dall’eventualità che il governo USA cerchi di approfittare dei prezzi bassi per riempire le riserve strategiche (SPR).
Fattore bullish: riempimento delle SPR
Fonte: ZeroHedge, Bloomberg
Morale della favola
Vedo ulteriori ribassi all’orizzonte per i prezzi del WTI. La materia prima nel Black Friday si è attestata ad un nuovo prezzo di chiusura settimanale da gennaio e risulta ora negativa su base annua. Attenti al supporto nella parte medio-bassa dei 60 dollari.
Nota: Mike Zaccardi non possiede nessuno degli asset menzionati in questo articolo.