Questa settimana è stata abbastanza intensa relativamente alle decisioni delle banche centrali.
Naturalmente la BoJ e la Fed sono stati i principali protagonisti, sebbene in verità niente di nuovo sia emerso, con l'eccezione del target di tasso di interesse (vicino allo zero) per i titoli governativi a 10 anni.
Ieri, il presidente della BCE Mario Draghi ha parlato alla European Systemic Risk Board a Francoforte, dove ha dichiarato che il settore bancario è troppo affollato per essere redditizio.
È vero che le banche sono nell'occhio del ciclone e noi continuiamo a credere che le banche italiane, per esempio, possano fare scattare un ulteriore problema bancario nell'Eurozona.
I recenti stress test hanno rivelato come i €360 miliardi di sofferenze possano essere una grande minaccia, per la stabilità del sistema finanziario europeo.
Inoltre ieri l'euro si è indebolito nei confronti del franco svizzero dopo questi commenti.
Thomas Jordan dovrà parlare lunedì a Ginevra, dopo la pubblicazione dei dati sui depositi a vista.
La BNS rimane fortemente sotto pressione e secondo noi le autorità svizzere rimangono al bordo campo, ma pronte a reagire in qualsiasi momento.
Quando si guarda la situazione negli USA o in Giappone è difficile non credere che il franco rimarrà forte ancora per molto tempo.
D'altra parte l'economia svizzera si sta adeguando a un franco forte.
Ci si aspetta che la crescita segni, per il secondo trimestre, un 2% su base annua rispetto al 1,1% su base annua del primo trimestre, per la maggior parte trainato dalla spesa pubblica e dallo scambio con l'estero.
Tuttavia questa situazione è fragile, considerato che ogni dato o disturbo potrebbe potenzialmente spingere verso l'alto il CHF.
Questa è la ragione per cui rimaniamo ribassisti per la coppia EUR/CHF.