L’inaspettato taglio del tasso della RBNZ fa risaltare tre questioni chiave: la debolezza dell’economia globale, l’aumento delle pressioni disinflazionistiche e il ruolo importante della politica delle banche centrali nel definire il prezzo degli asset.
Come se non bastassero le aspettative molto elevate sull’odierna decisione sui tassi dalla BCE, la mossa della RBNZ non fa che aumentare la posta in gioco. Sarà difficile per la BCE “superare le attese”, considerando le riserve sull’efficacia della politica attuale.
Si prevede che la BCE abbasserà le previsioni d’inflazione e allenterà di nuovo la politica.
Oltre a piccoli aggiustamenti accessori, ci aspettiamo che Draghi tagli il tasso sui depositi di 10 punti base (un taglio di 20 punti base è possibile ma meno probabile perché l’Europa deve affrontare la Brexit, forse nuove elezioni in Spagna, i problemi legati al debito greco, oltre alla discussione sugli immigrati, che potrebbero richiedere ulteriori stimoli) e che rivedrà l’entità e la composizione dell’attuale programma di QE.
Sospettiamo che il lancio di un sistema a più livelli per i tassi negativi sia più probabile in futuro rispetto ad oggi, perché Draghi deve tenersi qualche asso nella manica. Altre potenziali sorprese potrebbero riguardare tagli nei tassi di rifinanziamento, acquisti di crediti e il programma LTRO.
Anche se i membri della BCE hanno lasciato intendere che i tassi sono lontani dal margine inferiore, sospettiamo che in realtà lo siano già. La nostra opinione si basa sull’efficacia limitata che i tassi negativi hanno avuto finora e sul rischio che potrebbe derivare da disaccordi imprevisti su tassi ancora più negativi.
La Germania ha espresso pubblicamente il suo sfavore nell’utilizzo di tassi negativi. Secondo noi, è improbabile che Draghi sveli una politica “bazooka”, quindi, dopo le minacce vuote di stimoli più aggressivi, dovremmo assistere a un rally dell’EUR. Sia chiaro che non si tratta di un atto d’accusa contro Draghi e la BCE, ma di un’affermazione di carattere generale sull’incapacità della politica delle banche centrali. I differenziali fra i tassi dell’UE e del Giappone non dovrebbero aumentare significativamente (anche se la curva dei rendimenti europei è più ripida di quelli giapponesi) e, con l’affievolirsi generalizzato della propensione rischio, la coppia EUR/JPY dovrebbe tornare verso quota 127,29 (50% del livello di Fibonacci) e poi la resistenza chiave a 130,80 (linea di trend discendente).