Gli avvertimenti sul rialzo dei tassi arrivati nel fine settimana da Klaas Knot, il membro olandese del board della BCE con altri due aumenti di cinquanta punti base dei tassi, più altri da 25 punti base, hanno portato ad un’apertura incerta per l’Europa e ad una salita sui massimi di medio periodo per l'euro.
Nonostante tutto nel pomeriggio l’indice principale statunitense si è attestato a dicembre a -1%, lo stesso di novembre, con il consensus che era -0,7%. Il peggioramento del super indice anticipatore della traiettoria dell'economia degli Stati Uniti viene letto in positivo perché per il mercato si avvicina il momento dello stop al rialzo dei tassi, nonostante le dichiarazioni della scorsa settimana da parte delle banche centrali.
Facciamo un passo indietro per vedere i driver della settimana, partiti appunto dalle comunicazioni della BCE, FED e BOJ.
Per la BCE, nei giorni scorsi la Lagarde da Davos ha sottolineato la necessità di mantenere una guardia alta per via dell'inflazione, i cui livelli rendono al momento lontano il pensiero di frenare la politica di controllo dei prezzi intrapresa fino a questo punto.
Visto l’ormai noto target del 2% sarà dunque necessario mantenere una politica monetaria restrittiva per un periodo tale da raggiungere il predetto livello.
Per la Fed, Brainard si è detta favorevole ad un aumento dei tassi per un periodo più lungo, ribadendo che la politica monetaria dovrà essere "sufficientemente restrittiva per un certo periodo di tempo" per fare in modo che i prezzi tornino all'obiettivo del 2%.
Resta necessario anche per Brainard la prosecuzione nella strada di inasprimento della politica monetaria da parte della Fed.
Cambi repentini di programma dalla Bank of Japan che in poco meno di un mese: ha sorpreso prima i mercati ampliando il range di oscillazione consentito al rendimento del decennale a +/-0.50% dal precedente +/-0.25%, poi la scorsa settimana ha comunicato indicazioni completamente opposte, mantenendo inalterata la banda di oscillazione con parte del mercato che si aspettava un ulteriore ampliamento dopo quello del mese scorso, proseguendo verso una normalizzazione della propria politica monetaria.
Questa decisione può essere interpretata come un segnale "accomodante" e che porterà la BoJ ad acquistare ingenti quantità di titoli di stato per contenere l'ascesa dei rendimenti. Da quanto riferito dal Financial Times, la Banca Centrale giapponese detiene attualmente oltre la metà dei titoli in circolazione, in decisa crescita rispetto all'11.5% di quando iniziò il mandato di H. Kuroda nel 2013.
Borse congelate fino a lunedì 30 in Cina per il capodanno lunare, con Nikkei fermo al +1,38% e Asia Dow a +0,65%. La riapertura della prossima settimana potrebbe subire la nuova emergenza Covid: secondo il capo epidemiologo cinese sarebbero più di 1,1 miliardi le persone che avrebbero contratto il virus.
LIVELLI PREVISIONALI:
Future SP500 (US500): contrariamente alle suddette ipotesi di politica monetaria restrittiva, in data odierna si conferma la rottura a rialzo della trendline ribassista partita un anno fa e allo stesso tempo viene violata a rialzo la media mobile 200 giorni, dando idea che l’inversione rialzista sia partita. Si resta scettici su tale ipotesi visto il quadro macro complessivo che suggerisce sempre cautela circa veloci ritracciamenti.
Future Mib (FTSE MIB): il superamento di 25.600 punti spinge l’indice verso la nuova resistenza di 26.140 e 26.300 poi, tenendo sempre d’occhio gli effetti collaterali legati a cambi di direzione dello SP500. Massima cautela anche qui!
Buon investing!