Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
Fatta eccezione per due brevi momenti di volatilità, è stata una giornata estremamente tranquilla per il mercato forex. Il biglietto verde ha ceduto i precedenti guadagni ed ha chiuso la giornata in calo contro le principali controparti. I momenti più rilevanti sono stati il rialzo di EUR e GBP alle 9:05AM ET seguito dal calo della sterlina delle 11:20AM ET. Prima, durante e dopo questi movimenti, i cambi EUR/USD and GBP/USD sono stati scambiati in range stretto. Il rally di 60 pip del cambio EUR/USD e quello di 150 pip della coppia GBP/USD è stato alimentato dalla notizia secondo cui Germania e Regno Unito rinunceranno a importanti richieste sulla Brexit e si adegueranno ad una relazione meno dettagliata. Purtroppo, circa 2 ore dopo la Germania ha dichiarato che la propria posizione sulla Brexit era rimasta invariata. La sterlina è crollata all’istante, per poi recuperare lentamente chiudendo la giornata sopra 1,29. Il motivo per cui la sterlina potrebbe aumentare i propri guadagni è che i negoziati sulla Brexit sono in corso, e nonostante la questione del confine con l’Irlanda sia in discussione, tra le recenti dichiarazioni del responsabile UE per i negoziati sulla Brexit Barnier e le voci di oggi, potremmo essere vicini ad un accordo. L’Unione Europea è più disposta a negoziare con il Regno Unito rispetto a prima e le notizie come quella di martedì sulla Germania alimentano le speranze di una svolta. Di conseguenza, i compratori stanno tornando cautamente verso la sterlina visto il rialzo del cambio, e la domanda innescherà un maggiore short covering. Le posizioni corte speculative sul cambio GBP/USD sono ai livelli massimi dal 2017 e di short covering ne abbiamo visto poco. Se il cambio GBP/USD dovesse salire sopra 1,2935, potremmo assistere ad una forte ripresa verso 1,30. I dati PMI si sono rivelati migliori del previsto, con l’attività del settore dei servizi al ritmo più veloce ad agosto. Il sondaggio sulle previsioni di inflazione della Banca dì’Inghilterra è atteso per giovedì e vista la debolezza della sterlina e i livelli elevati dei prezzi delle materie prime, ci si aspettano alti livelli di inflazione.
I compratori stanno tornando lentamente all’euro. Gli ultimi dati economici della zona euro sono misti, con la revisione al ribasso dell’indice PMI composito e la revisione al rialzo del report della zona euro. Anche i dati sulle vendite al dettaglio nell’area hanno mostrato una contrazione ad un ritmo più veloce a luglio. Il motivo per cui l’euro è stato sostenuto dal possibile accordo sulla Brexit è che una eventuale soluzione al problema allenta l’incertezza delle imprese tedesche che lavorano con aziende britanniche. Il motivo principale per cui crediamo che l’euro possa incrementare i guadagni è che nelle ultime 48 ore abbiamo assistito ad un calo importante del rendimento dei BTP italiani. Dopo aver toccato il massimo del 3,2% alla fine del mese, il rendimento dei Titoli di Stato italiani decennali è vicino al 2,9%. Inoltre, il governo italiano ha assicurato che le leggi europee in materie di deficit saranno rispettate e la notizia solleva gli investitori che la scorsa settimana avevano già tirato un sospiro dopo lo scampato downgrade da parte di Fitch. Tecnicamente il cambio EUR/USD è scambiato sopra la media mobile di 50 giorni e se supererà 1,1650, potrebbe raggiungere agevolmente 1,17.
Il dollaro USA sarà protagonista questo giovedì, in attesa dei dati ADP e dei dati ISM non-manifatturieri. Questa settimana sono attesi i dati sull’occupazione non agricola e di solito questi dati vanno a braccetto con quelli ISM non manifatturieri. Dunque, se l’indice dovesse continuare a scendere, i trader dovrebbero aspettarsi dati deboli. Se invece l’attività dei servizi dovesse mostrare una ripresa - cosa che ci aspettiamo – il cambio USD/JPY potrebbe continuare a salire verso 112. I dati sulla bilancia commerciale rilasciati mercoledì hanno rispettato le aspettative ed hanno avuto un impatto minimo sulla valuta. Lo stesso si può dire per le parole caute dei Presidenti della Fed Bullard e Kashakari.
Intanto la decisione di politica monetaria della Banca del Canada si è dimostrata una grande delusione. Il cambio USD/CAD ha reagito appena alla decisione in quanto la banca centrale ha bilanciato le precedenti dichiarazioni sulla necessità di tassi più alti con i timori per le tensioni commerciali. Secondo la BoC, i recenti dati confermano le aspettative verso tassi più elevati in quanto si prevede che l’inflazione tornerà vicina all’obiettivo del 2% all’inizio del 2019. Secondo la BoC l’economia si sta evolvendo come previsto, considerato l’indice IPC core vicino al 2%. L’unico fattore che preoccupa la banca sono le trattative commerciali. Se non ci fosse stata l’incertezza legata all’accordo del NAFTA, la dichiarazione della BoC avrebbe avuto un tono molto più rialzista, con in programma un aumento dei tassi per il prossimo mese. Tuttavia, nonostante i timori per i negoziati commerciali, il tono della dichiarazione resta positivo. Le aspettative verso un aumento dei tassi per ottobre restano ferme all’82% in parte grazie ai dati migliori del previsto su bilancia commerciale e produttività del lavoro. Gli economisti avevano previsto un deficit in salita da -740 milioni a -1 miliardo, invece il dato è sceso a -110 milioni visto l’aumento delle esportazioni. Nonostante il Canada abbia chiarito che accetterà solo un accordo vantaggioso per il Canada, il Ministro degli Esteri Freeland ha ripreso a utilizzare toni più promettenti. Le ultime dichiarazioni del Presidente Trump fanno pensare che una decisione sarà presa nei prossimi giorni. Il cambio USD/CAD ha registrato un ottimo andamento negli ultimo 4 giorni e la speranza di un accordo potrebbe riportare il cambio a 1,31. Tecnicamente vedremo il rally USD/CAD perdere slancio con il grafico su 4 ore che mostra un possibile rimbalzo a 1,3135.
Il dollaro australiano e quello neozelandese hanno segnato forti rialzi visto il ribasso del dollaro e l’oversold del cambio NZD/USD. Non ci sono state notizie che hanno espressamente determinato la ripresa del kiwi, ma il dollaro australiano è stato sostenuto dai dati sul PIL del 2° trimestre migliori del previsto. L’economia australiana è cresciuta dello 0,9% nel secondo trimestre e questo miglioramento ha portato il tasso annuo di crescita al 3,4% dal 3,2%. Entrambe le valute sembrano avviate verso una forte ripresa, anche se un solo centesimo potrebbe bastare a mantenere il downtrend.