Rassegna giornaliera sul mercato forex, 2 settembre 2020
Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management
L’andamento record dell’indice S&P 500 ha riportato gli investitori sugli asset statunitensi e di conseguenza sul dollaro USA. Il biglietto verde è salito contro le principali controparti mercoledì, con l’euro ed il dollaro australiano che segnano i maggiori ribassi. I dati sull’occupazione non agricola saranno rilasciati venerdì e i dati ADP sono un indicatore importante della situazione nel mercato del lavoro. Secondo l’ADP, le aziende USA hanno assunto 428.000 nuovi lavoratori lo scorso mese, circa la metà del totale previsto. Al rilascio dei dati gli investitori hanno reagito vendendo dollari, ma il rally è ripartito velocemente con il ritorno degli acquirenti.
Anche se il report di domani sul settore non manifatturiero dell’ISM dovesse mostrare un rallentamento dell’attività del settore dei servizi ed l’occupazione dovesse continuare a indebolirsi, il sentimento generale sul mercato è che il rally dell’azionario indichi una ripresa più durevole che potrebbe portare a livelli di disoccupazione più bassi. Sebbene questa teoria abbia diversi problemi, tra cui la possibilità di una seconda ondata con la riapertura delle scuole, il puro ottimismo è la ragione per cui gli investitori stanno acquistando azioni USA e dollaro USA. Oggi la Federal Reserve ha pubblicato il Beige Book e, in base a ciò che si legge sul report, i rialzi economici sono stati contenuti. Le aziende hanno delle aspettative miste sull’occupazione nei prossimi mesi: i manifatturieri si attendono un aumento e i servizi si attendono una riduzione. Nonostante il cambio USD/JPY sia salito per il terzo giorno consecutivo, il cambio è in range stretto in vista dei dati NFP di venerdì tanto attesi dai trader.
Con la sua rapida inversione, l’euro si avvia a testare 1,18 contro il dollaro. In Germania non c’è stato quel rimbalzo delle vendite al dettaglio previsto dagli economisti per il mese di luglio e si teme che la ripresa sia più debole di quanto previsto. I dati sulle vendite al dettaglio nella zona euro saranno rilasciati domani e nonostante non ci aspettiamo un calo della spesa, il dato potrebbe essere inferiore alle attese. I segnali di indebolimento della ripresa per la zona euro preoccupa gli investitori e, con la moneta unica in salita c’è un forte senso di profit-taking, specialmente dopo che l’economista capo della BCE Philip Lane ha dichiarato che il tasso euro-dollaro conta.
Tuttavia, la medaglia di valuta peggiore del giorno va al dollaro australiano. L’economia in Australia ha registrato una contrazione del 7% nel secondo trimestre, superando il calo previsto del 5,9%. Francamente, ci aspettavamo un calo a doppia cifra, ma a quanto pare un calo del 7% è bastato a far crollare l’AUD. Dopo aver toccato il massimo di un anno lunedì, il cambio AUD/USD è vulnerabile ad una correzione maggiore, con un’attività manifatturiera più debole, una RBA cauta e le crescenti tensioni tra Cina e Australia.
In contrasto, il dollaro neozelandese ed il dollaro canadese hanno chiuso la giornata invariati grazie a dati più forti. In Nuova Zelanda, i dati commerciali sono migliorati ed in Canada la produttività del lavoro è raddoppiata nel secondo trimestre, permettendo al loonie di ignorare completamente il calo del 3% registrato dai prezzi del petrolio. Detto ciò, il crollo del petrolio potrebbe rendere il livello di 1,30 un minimo a breve termine per il cambio USD/CAD.
In ultimo, ma non per minore importanza, la sterlina che ha seguito i ribassi dell’euro. Come avevamo già detto a inizio settimana, il calendario nel Regno Unito è piuttosto scarno, ma i dati visti finora sono stati sono stati positivi, con i prezzi delle case in salita così come le approvazioni dei mutui. La sterlina segue la richiesta del mercato di dollari USA, dunque per adesso ci sembra possibile una correzione a 1,3150.