Una drammatica crisi di liquidità rischia di travolgere il secondo gruppo immobiliare cinese oberato da debiti per 300 miliardi di dollari. In pericolo 3,8 milioni di posti di lavoro. Il rebus degli investitori: Pechino scenderà in campo con un salvataggio di Stato?
“Il test più difficile degli ultimi anni per il sistema finanziario cinese”.
Uno spettro si aggira per i mercati finanziari dell’Asia: è quello del possibile fallimento del colosso immobiliare cinese Evergrande e del rischio di sconquassi a catena che potrebbero travolgere investitori, fornitori e clienti in Cina, e al di fuori della Cina.
Fra gli esperti di politica ed economia cinese sono numerosi coloro che prevedono che il governo di Pechino farà di tutto per evitare una crisi dalla portata imprevedibile alla vigilia del XX Congresso del Partito comunista che avrà il compito di confermare la leadership di Xi Jinping per un ulteriore decennio. Però, non è chiaro che cosa il governo potrà fare, tenuto conto che la fiducia degli investitori internazionali resta un elemento chiave per le prospettive future di crescita della Cina.
Interpellato da Cnbc, Mark Williams, chief Asia economist di Capital Economics, società inglese di ricerca e consulenza, dice che il tracollo di Evergrande “sarebbe il test più difficile degli ultimi anni per il sistema finanziario cinese”.
Evergrande è il secondo gruppo di sviluppo immobiliare in Cina ma è il più indebitato al mondo, con un fardello di passività pari a 300 miliardi di dollari. Dopo anni di espansione a passo di carica, Evergrande è ora in difficoltà a pagare fornitori, dipendenti, a onorare gli impegni con i clienti, e nelle ultime due settimane ha avvertito gli investitori che potrebbe non rispettare le scadenze per il rimborso dei debiti.
Martedì 14 settembre ha affermato che le vendite di immobili continueranno a rallentare nel resto del mese di settembre proseguendo in un calo che dura da mesi, rendendo sempre più disastrosa la crisi di liquidità. Come sempre avviene in questi frangenti, i creditori reagiscono irrigidendosi e le loro scelte portano a ulteriori aggravamenti della situazione. Secondo Reuters, nelle scorse settimane alcune banche di Hong Kong, fra cui Hsbc e Standard Chartered (LON:STAN), hanno rifiutato di rinnovare i finanziamenti agli acquirenti di due progetti immobiliari residenziali che Evergrande ha in via di completamento.
La crisi di liquidità ha portato le agenzie di rating a operare ripetuti downgrade sui bond del gruppo. Alla Borsa di Hong Kong le azioni Evergrande sono crollate dell’80% dall’inizio dell’anno.
Il tracollo del bond Evergrande con scadenza marzo 2022
(quotazione in Usd, Isin XS1580431143)
Per afferrare le dimensioni del disastro bisogna avere in mente che Evergrande è uno dei principali attori dello scenario economico cinese. Secondo i dati raccolti da Cnbc, è il secondo sviluppatore immobiliare del Paese con oltre 1.300 progetti in corso in 280 città della Cina. A questo si affianca l’attività di servizi immobiliari che la vedono coinvolta in 2.800 progetti in oltre 310 città. Al gruppo fanno capo sette unità operative che spaziano dall’attività industriale (compresi i veicoli elettrici) ai servizi per la salute, dai prodotti di consumo alla realizzazione di viedo e produzioni televisive e nel paniere non manca un parco a tema. Il dato ufficiale dice che i dipendenti sono 200mila, ma sul sito di Evergrande si legge che i posti di lavoro complessivi coinvolti nelle attività del gruppo sono 3,8 milioni.
Uno tsunami che potrebbe travolgere banche, fornitori, famiglie e investitori.
Un default di Evergrande rischierebbe di essere uno tsunami nel sistema finanziario cinese, che potrebbe travolgere banche, fornitori, famiglie e investitori.
Nei giorni scorsi alcune centinaia di compratori di immobili e di sottoscrittori di obbligazioni hanno dato vita a manifestazioni di protesta davanti alla sede del gruppo a Shenzen e fra le preoccupazioni delle autorità di Pechino c’è anche quella che l’eventuale default del gruppo scateni disordini fra la popolazione.
C’è poi il capitolo doloroso dei fornitori. Secondo una stima di S&P dello scorso agosto, nei prossimi 12 mesi Evergrande dovrà fare fronte a pagamenti per circa 37,1 miliardi di dollari a fornitori e contractor, e il mancato rispetto di questi impegni potrebbe portare alla crisi numerose aziende.
Una possibile via di uscita sarebbe quella di offrire ai fornitori pagamenti in beni fisici, ovvero in immobili, ma anche facendo così la coperta risulterebbe troppo corta lasciando irrisolto il problema di come fronteggiare gli impegni con gli altri creditori.
I più esposti al rischio sembrano essere gli investitori internazionali che hanno sottoscritto i bond. Secondo TS Lombard, società inglese di consulenza e previsioni economiche, il rendimento sui bond offshore dell’Asia (in gran parte emessi da società del settore immobiliare) sono già schizzati al 13% medio. L’ipotesi più diffusa è che i tentativi di Pechino di evitare il fallimento di Evergrande porteranno a proteggere maggiormente gli interessi dei soggetti cinesi, banche e famiglie impegnate nell’acquisto di immobili, piuttosto che gli azionisti o i proprietari di bond.
Interpellato da Cnbc, Dan Wang, economista della Hang Seng bank, dice di aspettarsi misure di sostegno da parte del governo, o anche dalla banca centrale, per un salvataggio di Evergrande. Altri analisti pensano che la crisi si concluderà con una drastica ristrutturazione del debito in cui gli asset di Evergrande (terreni e progetti in via di completamento) saranno ceduti a gruppi immobiliari concorrenti.
Secondo Natixis, il governo di Pechino farà di tutto per evitare la diffusione di un rischio sistemico, ma questo non impedirà che molti soggetti dovranno sopportare pesanti perdite finanziarie, con conseguenze negative sulle future prospettive di sviluppo del Paese. Il tanto temuto “hard landing” della Cina potrebbe scaturire dal fallimento di Evergrande.