Torna a salire, per la prima volta dopo quattro mesi negativi l’indice Liv-Ex100, che raccoglie al suo interno i 100 vini più rappresentativi del mercato dei vino da investimento. L’indice è salito dello 0,4% nel mese di febbraio ma bisogna tornare a settembre 2022 per trovare un altro mese positivo, mese nel quale l’indice era balzato in avanti del 1,9%, grazie anche alla debolezza della sterlina contro le altre valute forti. Quel forte incremento dovuto ad un boom di acquisti è probabilmente alla base della debolezza vista nei mesi successivi.
Va però specificato che il Liv-Ex100 è l’unico indice positivo, con il Liv-Ex50 che arretra dello 0,3% ed il Liv-Ex1000 addirittura dello 0,8%. La performance mensile dello 0,4% è sufficiente a coprire solo in parte la discesa del 1,85% cumulato negli ultimi quattro mesi. All’interno dell’indice 54 vini hanno visto il loro prezzo salire, mentre 44 lo hanno visto scendere, con due vini senza variazioni di prezzo.
I best performer arrivano da regioni diverse, senza quindi una netta tendenza verso una precisa area vinicola ma appare evidente come questi siano al di fuori delle tradizionali aree di Bordeaux e Borgogna. Performance importanti le hanno registrate i vini italiani: Tignanello 2019 (+4,7%), Masseto 2018 (+4.5%), Sassicaia 2019 (+2,8%). Anche Harlan Estate 2018, che figura tra i migliori del mese che vedremo in seguito, e Opus One 2019 (+2,1%) hanno registrato un buon gain e sollevato il relativo indice. Il buon andamento infatti si rifletto in quello dei sottoindici regionali, con il California50 a +1,2% e l’Italy100 a +1,1% nel mese di febbraio.
Come possiamo evincere dalla tabella, il vino cha registrato il più forte incremento è uno champagne, il Bollinger La Grande Annee 2014, salito del 11,1%, seguito appunto da Harlan Estate 2018 citato in precedenza a +9,9% e l’australiano Penfolds Grande 2017 a +8,0%. Si inseriscono poi in classifica due grandi classici di Borgogna, ovvero Domaine de la Romanee-Conti Richebourg Grand Cru 2018 and Domaine Armand Rousseau Chambertin-Clos de Beze Grand Cru 2016, rispettivamente a +9,1% e +7,8%.
Se guardiamo però ai sottoindici regionali che compongono il Liv-EX1000, al netto dei già citati California50 e Italy100, il peggiore risulta essere il Burgundy150, con una discesa del 2,1%.
Per quanto riguarda l’indice italiano, a guidare la performance sono stati soprattutto diversi Barolo e Barbaresco come ad esempio Gaja Barbaresco 2015 (+17,4%) e 2011 (+13,2%), Bartolo Mascarello Barolo 2010 (+13,6%) e Giacomo Conterno Monfortino Riserva 2010 (+11,7%). Ricordiamo che questi vini sono inclusi nell’indice Italy100 ma non nel Liv-Ex100, motivo per il quale non sono citati in precedenza tra i best performer di quell’indice.
Come vediamo nella tabella seguente, tutti gli altri sottoindici sono in negativo. Dopo Burgundy150, performance negativa di rilievo anche per Rhone100, che raggruppa i 100 vini più importanti dell’area del Rodano, e scende del 1,8%. Continua anche la debolezza dello Champagne50, dopo una prima parte di 2022 con botto.
Se nel corso del 2022 quindi il mercato dei fine wines e di conseguenza l’indice Liv-Ex100 aveva nettamente sovraperformato i mercati, in questa prima parte di 2023 sembra prevalere l’incertezza, a fronte degli indici finanziari che, soprattutto nel mese di gennaio, hanno portato a casa un corposo rimbalzo, riducendo la perdita dello scorso anno. Da un lato quindi continua la decorrelazione tra fine wines e mercati tradizionali, dall’altro va evidenziato come i timori di una recessione nei paesi occidentali stiano rallentando il commercio non solo nei consumer goods ma anche in beni come i vini pregiati.