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FED accomodante, si torna a parlare di controllo rendimenti e il dollaro soffre

Pubblicato 01.09.2020, 11:49
Aggiornato 09.07.2023, 12:32
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Il dollaro, ormai da un po' di tempo a questa parte, rimane sotto pressione. Continuano a pesare le implicazioni accomodanti del discorso del presidente della Fed Powell della scorsa settimana e se ciò non bastasse l'argomento è stato esacerbato dai commenti del vice presidente della Fed (Richard Clarida) riguardo al controllo della curva dei rendimenti ritenuto uno strumento ancora utilizzabile dalla Fed. Commenti che ovviamente hanno avuto come effetto principale quello di appiattire la curva dei rendimenti, con conseguenti ripercussioni sul dollaro (con rendimenti reali negativi molto probabilmente continueranno ad esserci ripercussioni importanti anche sull'andamento dell'azionario).

Questa mattina abbiamo avuto anche una serie di PMI cinesi e sono stati a dir poco incoraggianti, contribuendo ad alimentare la propensione al rischio. L'impatto è stato immediato nelle principali coppie del forex, dove si intravedono breakout dei massimi pluriennali come su EUR/USD, Cable, Aussie e Kiwi, mentre USD/CAD è stato scambiato temporaneamente al di sotto di 1,3000. Lo yuan cinese continua a rafforzarsi a livelli mai visti da maggio 2019, difatti USD/CNH si muove sotto il supporto di 6,82/6,84. Anche le materie prime in metalli preziosi stanno decisamente rialzando la testa, con buoni guadagni soprattutto da parte di oro e argento.

Per quanto riguarda l'azionario, invece, l'andamento è contrastante con DAX e il nostro indice italiano che risentono del rafforzamento dell'euro. Sempre durante la notte, come previsto, la Reserve Bank of Australia ha mantenuto i tassi di interesse stabili a + 0,25% e ha mantenuto l'obiettivo di rendimento a 3 anni a + 0,25%.

Il primo giorno del mese è sempre focalizzato sui PMI manifatturieri in questo caso di agosto. Per quanto riguarda l'Eurozona e singole nazioni come la Germania, abbiamo registrato dati sostanzialmente in linea con le attese. Male invece l'inflazione Eurozona di agosto, che sul dato principale scende addirittura in negativo a -0.2% mentre il core scende ugualmente più del previsto. La disoccupazione dell'Eurozona fa un pochino meglio delle attese, salendo al 7,9% rispetto all'8% previsto. Infine, nel primo pomeriggio, il settore manifatturiero statunitense ISM dovrebbe migliorare leggermente a 54,5 per agosto (da 54,2 a luglio).

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